I Carabinieri della Compagnia di Paola, su disposizione della locale Procura della Repubblica, hanno acquisito stamane in diversi comuni della costa tirrenica cosentina della documentazione finalizzata a verificare l’affidamento del servizio pubblicitario nei rispettivi enti nonché la regolarità nella costruzione di maxi impianti pubblicitari presenti nei territori.
L’indagine rappresenta il prosieguo investigativo dell’attività condotta dai Carabinieri di Guardia Piemontese della Compagnia di Paola e relativa al sequestro preventivo d’urgenza, operato lo scorso 18 marzo, di tutti gli impianti pubblicitari presenti nei territori dei Comuni di Guardia Piemontese ed Acquappesa e più specificamente di 17 impianti pubblicitari di grosse dimensioni ( 6 metri per 3).
A seguito di tale attività d’indagine, condotta dai Carabinieri e coordinate dal sostituto procuratore presso il Tribunale di Paola, Anna Chiara Fasano, risultano iscritti nel registro degli indagati 12 soggetti tra i quali anche amministratori comunali, tecnici e funzionari comunali dei due enti: i sindaci di Acquappesa, Giorgio Maritano, e di Guardia Piemontese, Vincenzo Rocchetti.
L’articolata e complessa attività d’indagine, sviluppata ed approfondita nel settore degli appalti pubblici, ha permesso finora di accertare che la gestione del servizio pubblicitario dei comuni di Guardia ed Acquappesa veniva affidata dai competenti enti comunali in palese violazione del Codice degli appalti pubblici.
In particolare, secondo l’accusa, sono stati favorite società di servizi pubblicitari, risultate mancanti dei necessari requisiti morali, professionali e di regolarità contributiva e, a seguito delle indagini dei Carabinieri, riconducibili a soggetti di Cetraro e Paola pluripregiudicati, vicini al clan Muto, sorvegliati speciale di pubblica sicurezza e, dunque, controindicati nei rapporti pubblici con qualsiasi pubblica amministrazione.
I reati contestati sono: turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, depistaggio, concorso di abuso d’ufficio, rifiuto di atti d’ufficio, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.