Piantagione di marijuana scoperta ad agosto, arrestati 4 fratelli

Carlomagno

piantagione marijuana cacciatoriI Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro, hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Palmi su richiesta della locale Procura nei confronti di 4 persone accusate a vario titolo e in concorso di coltivazione di canapa indiana, con l’aggravante dell’ingente quantità.

In cella sono finite tre fratelli di Rosarno, mentre un quarto è ricercato: Si tratta di Domenico Arena, 28 anni, Rocco Arena, (31), Rosario Arena, (39). Risulta al momento irreperibile Biagio Arena, 26enne. L’operazione  stata denominata “We are family“.

Gli indagati sono figli di Domenico Arena, di 64 anni, considerato esponente di spicco della cosca Pesce di Rosarno, coinvolto nell’operazione di polizia “All Inside” del 2010.

Il provvedimento giunge ad esito di una mirata attività d’indagine condotta, nel mese di agosto 2018, dalla Tenenza Carabinieri di Rosarno e dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, nel corso della quale è stato possibile documentare ed accertare, mediante servizi di osservazione e pedinamento, il coinvolgimento di tutti gli indagati odierni, unitamente ad un minore, la cui posizione è al vaglio della Procura per i Minorenni di Reggio Calabria, nella realizzazione e coltivazione di una vasta piantagione di canapa indiana, composta da oltre 28 mila piante dell’altezza media di 1,70 metri.

L’intera piantagione, sequestrata dall’Arma il 21 agosto scorso, era stata realizzata in un fondo agricolo in disuso, ubicato nel Comune di Candidoni (Reggio Calabria.), alimentata da un articolato sistema di irrigazione, ed occultata tra la fitta vegetazione circostante che ne rendeva complessa l’individuazione e l’accesso. Lo stupefacente avrebbe consentito di conseguire profitti per oltre 3 milioni di euro.

I destinatari della misura cautelare, espletate le formalità di rito, sono stati tradotti presso la casa circondariale di Reggio Calabria Arghillà, a disposizione dell’autorità giudiziaria, in attesa dell’interrogatorio di garanzia.