Raganello, la storia del padre che è morto per salvare i figli

L'agente di Polizia penitenziaria Gianfranco Fumarola è tra le dieci vittime del torrente. I figli sono stati trovati vivi tra alberi e rocce. Sindaco: "Li ha salvati lui"

Carlomagno
Nel riquadro Gianfranco Fumarola, l'agente di Polizia penitenziaria morto nel Raganello
Nel riquadro Gianfranco Fumarola, l’agente di Polizia penitenziaria morto nel Raganello

Era in escursione nel Raganello con i figli di 11 e 12 anni, che si sono salvati probabilmente grazie al loro papà, Gianfranco Fumarola, agente di polizia penitenziaria, 43 anni, residente a Cisternino (Brindisi).

L’uomo è morto nella piena del torrente in Calabria. La moglie Cinzia, calabrese e insegnante di scuola primaria, ed il figlioletto di 4 anni avevano deciso di non partecipare all’escursione.

“L’ipotesi è che l’uomo, come farebbe ogni padre, prima di essere trascinato dall’ondata di piena abbia salvato i due figli che sarebbero stati trovati dai soccorritori attaccati a dei rami o a delle rocce”, ha spiegato il sindaco di Cisternino, Luca Convertini.

Il ricordo dei colleghi del Sappe pugliese: “Uomo di grande umanità”

“La Segreteria Provinciale di Taranto, unitamente a quella regionale, esprimono grandissimo dolore per la tragica scomparsa dell’amico Sovrintendente capo Gianfranco Fumarola, avvenuta in Calabria, sul monte Pollino, a seguito dell’improvviso ingrossamento del torrente Raganello.

Chi lo ha conosciuto – spiegano i colleghi delle segreterie del Sappe di Taranto e Puglia –  non ha potuto non ammirare la sua grande umanità, serietà, disponibilità, professionalità. Sempre pronto ad aiutare i colleghi, l’amico Gianfranco non perdeva mai il sorriso nemmeno di fronte alle situazioni più difficili e complicate. Molto apprezzato da tutti poiché era sempre in prima linea a districare le situazioni più delicate.

Dopo tanti pericoli scampati durante la sua lunga carriera, il destino c’è lo ha strappato proprio nel momento in cui insieme alla sua adorata famiglia , stava trascorrendo un breve periodo di riposo.

Questa è l’amarezza più grande che non ci lascerà mai più, poiché con Gianfranco va via un pezzo della nostra vita. Noi ti ricorderemo per sempre caro Gianfranco, e faremo in modo che gli insegnamenti che tu ci hai lasciato restino nel cuore di chi ti ha voluto bene .

Vogliamo immaginare che dal posto in cui ora ti trovi, il tuo sorriso e la tua bontà possano attraversare le nubi, e portare un po’ di sollievo nei cuori di chi ora piange e si dispera per la tua sfortunata avventura terrena che si è interrotta troppo presto”, concludono i colleghi.