Torna libero Sandro Principe, del Pd, già sindaco di Rende, ex sottosegretario al Lavoro, più volte deputato, ex consigliere e assessore regionale ed ex capogruppo del Pd in Regione, agli arresti domiciliari dal marzo scorso nell’inchiesta “Sistema Rende” su presunti intrecci tra politici ed esponenti del clan Lanzino-Rua.
Il Tribunale della libertà di Catanzaro, infatti, ha accolto l’istanza di revoca della misura. La Procura ha già chiuso le indagini ipotizzando nei confronti degli indagati i reati di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio e corruzione aggravata dal metodo mafioso.
Oltre a Principe erano finiti ai domiciliari, e poi liberati, un altro ex sindaco di Rende, Umberto Bernaudo, gli ex assessori comunali Pietro Ruffolo e Giuseppe Gagliardi, tutti del Pd, e l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli. L’ordinanza era stata notificata in carcere agli elementi di spicco del clan, Adolfo D’Ambrosio, Michele Di Puppo, Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo.
Principe in una intervista rilasciata al Tg3 Calabria, ha affermato che dimostrerà la sua innocenza. L’esponente politico ha dichiarato che si è sempre battuto affinché Rende non diventasse una “periferia”, ma una città che potesse essere modello per altre realtà urbane. Secondo l’ex sindaco, “qualcuno” avrebbe voluto minare la sua “leadership” politica a Rende e in Calabria. “Qualcuno ha scritto” che lui, anche quando svolgeva altri incarichi politici e istituzionali, “occultamente” si sarebbe occupato del comune.