BRESCIA – Da una parte le indagini per dare un nome all’assassino, dall’altra il futuro produttivo dell’azienda. Corre su due binari il giallo di Brescia legato alla scomparsa di Mario Bozzoli, l’imprenditore bresciano svanito nel nulla la sera dell’8 ottobre e per gli inquirenti finito nel forno della sua fonderia.
L’azienda è sempre sotto sequestro e i sindacati hanno lanciato l’allarme. “I dipendenti non sanno nulla del loro futuro, sono feste di totale incertezza”, ha detto Stefano Olivari di Fim-Cisl. Il rischio fallimento sarebbe un’ipotesi concreta. “Non si può nascondere che è così. Se non il fallimento, i dipendenti rischiano di trovare un’azienda in liquidazione”, ha spiegato il sindacalista che ha chiesto di incontrare il procuratore capo Tommaso Buonanno.
“Sappiamo della delicatezza delle indagini, ma c’è anche il futuro dei lavoratori da tutelare”. I dipendenti, una ventina, a dicembre hanno percepito la tredicesima, ma fornitori e istituti di credito nelle ultime settimane si sarebbero allontanati dalla fonderia del mistero, la cui produzione è ferma dal 13 ottobre.
“Molto dipenderà da quello che la proprietà è riuscita a fare in questo periodo, ma due mesi di fermo in un momento come quello attuale è un’enormità”, ha aggiunto Olivari. Il destino dei lavoratori della Bozzoli dipenderà dallo sviluppo delle indagini.
Gli inquirenti attendono risposte dal Ris di Parma e da un laboratorio milanese che stanno analizzando “l’enorme mole di materiale” repertato dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo all’interno della fonderia. Si cercano frammenti di ossa che possano stabilire con certezza che Mario Bozzoli sia finito nel forno, l’ipotesi più accreditata dagli inquirenti: “Chi ha ucciso Bozzoli ha pianificato tutto, forse da molto tempo prima”.
Contro i quattro indagati per omicidio volontario e distruzione di cadavere, i nipoti dell’imprenditore Giacomo e Alex Bozzoli e i due operai Oscar Maggi e il senegalese Abu, ci sarebbe “un quadro indiziario molto pesante”. Stando agli atti dell’ inchiesta, da tre anni i nipoti dell’imprenditore scomparso avrebbero manifestato malumore nei confronti dello zio e la frase “prima o poi ammazzo lo zio” pronunciata da Giacomo Bozzoli è confermata dagli inquirenti.
Sempre a conferma della profonda crepa tra i due nuclei familiari, secondo gli investigatori, ci sarebbe anche il fatto che dal giorno della scomparsa di Bozzoli ad oggi, i due nipoti dell’imprenditore non avrebbero mai effettuato una telefonata alla moglie dello zio e ai figli. “Ma non ci sono prove e gravi indizi di colpevolezza”, ripetono gli inquirenti. Solo una convinzione: chi la sera dell’8 ottobre era in fabbrica ha partecipato all’uccisione di Mario Bozzoli, “mai uscito dalla sua azienda”. (Andrea Cittadini per l’Ansa).