Non sappiamo e forse non sapremo mai cosa abbia spinto un uomo “pacifico” come Salvatore Giordano a sterminare la sua famiglia in una tranquilla notte di febbraio nella sua villa di contrada Cutura, a Rende.
Nessuno forse saprà mai cosa sia realmente avvenuto in quella casa prima della soluzione finale, in cui sono stati massacrati la moglie Franca Vilardi e i figli Cristiana e Giovanni Giordano.
Gli inquirenti, guidati dal procuratore capo di Cosenza, Mario Spagnuolo, appurata la dinamica cercano ora di capire le cause della detonazione mentale di Giordano: un raptus omicida senza precedenti, almeno a queste latitudini.
Salvatore, commerciante conosciuto da molti cosentini per la sua attività, era un uomo definito serio e tranquillo. Uno di quelli, a detta di parenti e amici, che non sarebbe stato in grado di far del male a una mosca. Eppure, è riuscito a compiere una mattanza da brivido che nessuno immagina neanche nei film horror.
Quale sia il motivo scatenante di questa furia omicida è di difficile comprensione. Apparentemente senza alcun problema economico, nessun apparente contrasto lavorativo, per così dire importante. E allora perché?
Soltanto lui, Salvatore, sarebbe stato in grado di spiegare il senso insensato di una strage raccapricciante. Una forma di depressione di cui nessuno si è mai accorto?; accumuli di stress causati da screzi o angherie, anche familiari? Chissà!
E’ davvero difficile capire i meandri della mente umana, impossibile “illuminare” il buio nell’anima, per citare una pellicola di Neil Jordan, che alberga in ciascun di noi.