E’ ancora avvolto nel mistero il movente della strage nella villa Giordano di Rende. Al momento non emergono elementi certi sulle cause che avrebbero spinto Salvatore Giordano a sterminare la sua famiglia per poi suicidarsi.
Solo ipotesi che restano tali finché non arrivano i risultati degli esami balistici su pistole e coltelli, lo stub e gli esiti dell’autopsia effettuate sui corpi del capofamiglia, della moglie Franca Vilardi e dei loro figli Cristiana e Giovanni Giordano. Elementi fondamentali che servono a chiarire l’esatta dinamica del massacro, ma non il movente, che resta oscuro e sembra sia da ricercare esclusivamente nei rapporti della famiglia.
Gli investigatori dell’Arma potrebbero già nella prossima settimana fare nuovamente tappa nella villa dell’orrore per tentare una ricostruzione più accurata dei fatti. Nel negozio dell’autostazione di proprietà di Franco e Salvatore Giordano, sequestrato lunedì, pare non siano emersi elementi utili a decifrare i motivi della mattanza. Nessun biglietto di addio, pare nessun debito societario, niente che potesse giustificare una decisione così efferata, che escluderebbe una certa premeditazione.
E tra le ipotesi, che resta sempre tale, spuntano i rapporti incrinati e l’astio tra i familiari, in particolare tra Salvatore e i figli. Cristiana e Giovanni sono stati infatti “giustiziati” con un colpo alla testa quando questi erano moribondi a terra feriti da alcune coltellate. Fendenti inflitti anche alla moglie finita poi con un proiettile al cuore.
Sembra certo che la strage si sia consumata nell’arco di dieci, quindici minuti, tra le 3.30 e le 4 di lunedì mattina. Sia Salvatore Giordano che moglie e figli erano in pigiama e questo fa presumere che stavano probabilmente dormendo – se risulta vero che i letti erano disfatti -, o comunque in procinto di andarci, quando all’improvviso è scivolata l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso “dell’odio” ed è scoccata la scintilla del raptus omicida.