I carabinieri di San Sosti (Cosenza), nell’ambito di un servizio disposto dalla Compagnia di San Marco Argentano, hanno sequestrato due autolavaggi e denunciato i titolari per reati ambientali e lavoro sommerso.
A Fagnano Castello, a seguito di un controllo presso i due autolavaggi è emerso che dal primo il titolare, pur esercitando la professione da diversi anni, non aveva mai provveduto a richiedere agli enti preposti il titolo autorizzativo per poter scaricare in pubblica fognatura i reflui industriali derivanti dall’attività, inoltre da accertamenti approfonditi presso l’Ufficio tecnico del locale Comune, si accertava altresì, che l’intero locale che ospita l’autolavaggio era privo di certificato di agibilità per il quale il Comune di Fagnano Castello è stato investito per i provvedimenti da adottare in merito.
Successivamente, sempre nella stessa giornata, veniva effettuato un successivo controllo presso un altro autolavaggio della zona, dal quale emergeva che il titolare, aveva attivato un impianto di autolavaggio munito di sistema di depurazione, ma di fatto scaricava i reflui industriali in pubblica fognatura senza aver ottenuto, anche in questo caso, l’autorizzazione definitiva allo scarico rilasciata dal Comune Fagnanese.
Inoltre all’atto del controllo, veniva individuato intento a lavare a mano alcune autovetture, un uomo, il quale, dichiarava di lavorare per conto del gestore dell’autolavaggio, senza essere regolarmente assunto.
I militari hanno dunque deferito all’autorità giudiziaria di Cosenza le due persone titolari delle rispettive attività per aver posto in essere uno scarico di reflui industriali originati dall’attività, nella fognatura in assenza di autorizzazione allo scarico in violazione della normativa.
Inoltre, ad uno dei due esercenti, veniva contestato il reato di lavoro sommerso, in quanto aveva ingaggiato a lavorare un dipendente senza un regolare contratto lavorativo in violazione della norma sulla regolarità dei rapporti di lavoro e per il quale il Comando investiva l’Ispettorato del Lavoro di Cosenza.
Al fine di evitare la reiterazione del reato e salvaguardare la salute pubblica, nonché il rispetto dell’ambiente si provvedeva a sottoporre in sequestro i locali rispettivamente di 120 e 50 metri quadri in uso ai suddetti titolari.