‘Ndrangheta, 11 arresti a Roccabernarda. Svolta indagini su un delitto

Fatta anche luce sull'omicidio di Rocco Castiglione. In cella anche due funzionari comunali che avrebbero favorito Antonio Santo Bagnato, al vertice di un clan della zona

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)

carabinieri crotoneI Carabinieri di Petilia Policastro hanno eseguito, nel comune di Roccabernarda (Crotone), 11 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, omicidio, tentato omicidio, detenzione e porto illegale di armi, ricettazione, danneggiamenti, furti, uccisioni di animali, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e abuso d’ufficio, tutti i reati sono aggravati dal cosiddetto metodo mafioso. In carcere, fra gli altri, sono finiti due dirigenti comunali che secondo l’accusa avrebbero favorito una cosca di ‘ndrangheta.

L’indagine, denominata “Trigarium”, è stata avviata a seguito dell’omicidio di Rocco Castiglione, 28 anni, e del tentato omicidio del fratello Raffaele, avvenuti con un agguato nelle campagne di Roccabernarda il 31 Maggio 2014.

Le investigazioni, condotte dal personale del nucleo operativo della Compagnia di Petilia Policastro, da maggio 2014 a maggio dell’anno successivo, hanno consentito di accertare la presenza a Roccabernarda di una “Locale” di ‘ndrangheta dedita alla commissione di reati contro il patrimonio (in particolare furti e uccisioni di animali d’allevamento e da cortile, danneggiamenti aggravati alle colture, a veicoli, a sistemi irrigui, a mezzi meccanici, nonché estorsioni) nella maggior parte dei casi ai danni di persone intimidite, tanto da farle desistere anche solo dal presentare denuncia dei torti subiti.

Secondo l’accusa, tutto era finalizzato a raggiungere uno stato di assoggettamento della popolazione attraverso un atteggiamento prevaricatore e di conseguenza un controllo e uno sfruttamento delle poche risorse economiche della zona.

I carabinieri, sotto la guida della Dda, sono riusciti ad individuare i componenti del sodalizio criminale, composto da 15 indagati (11 raggiunti da provvedimenti cautelari) al cui vertice ci sarebbe Antonio Santo Bagnato, considerato l’ideatore dell’omicidio Castiglione, delitto determinato dalla sua volontà di affermarsi sul territorio quale vertice dell’organizzazione a discapito della famiglia Castiglione.

Nel corso dell’indagine i militari hanno ricostruito le dinamiche di numerosi reati contro il patrimonio commessi dai sodali con il benestare o per volontà di Bagnato, nonché accertare la commissione di alcuni reati commessi da funzionari dell’Ufficio tecnico del Comune di Roccabernarda al fine di favorire l’organizzazione criminale nella realizzazione di opera edilizie abusive.

Nel caso ricostruito dai carabinieri, sono emerse presunte responsabilità dell’ufficio tecnico comunale che ha rilasciato il permesso di costruire in violazione della legge. L’episodio non si sarebbe limitato a favorire Antonio Santo Bagnato, ma ha allo stesso tempo avrebbe rafforzato il “prestigio” dell’organizzazione “laddove – spiega una nota dei carabinieri – si consideri che la condotta dei due pubblici ufficiali, nell’impedire che il capo locale venisse bloccato nella realizzazione di un manufatto in cemento armato in corso di realizzazione e di una stalla, prendendo immediatamente dei provvedimenti e consentendone il dissequestro, ha dato l’ennesima conferma all’esterno della soggezione della comunità tutta alla cosca”.

Degli arrestati tradotti in carcere sono state diffuse solo le iniziali. Si tratta di A. S., di 35 anni; B.A.S., (50); A.G., 31enne; B.M., 35enne; C.A., 46enne; I.D., 36enne; L.G., 34enne; M.A., 53enne; M.M., 33enne; R.M., 68enne e V.C.E., di 33 anni, tutti di Roccabernarda.