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Sull’omicidio di Marcello Bruzzese a Pesaro, “vediamo che cosa non ha funzionato” nel sistema di protezione. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini giunto nella città marchigiana per presiedere il Comitato dell’ordine e della sicurezza dopo l’agguato al fratello di un pentito calabrese, Biagio Girolamo Bruzzese, ucciso da due killer con numerosi colpi di pistola la sera di Natale mentre stava parcheggiando l’auto in garage.
I dati della criminalità nelle Marche sono “in diminuzione. Cercheremo di essere ancora più attenti, poi questo signore, a cui ovviamente va un pensiero, una preghiera, aveva chiesto già da più di due anni e mezzo di uscire dal sistema di protezione”, ha detto il ministro.
“Vediamo che cosa non ha funzionato, però sono qui a testimoniare che le Marche e i marchigiani sono più forti di qualsiasi infiltrazione criminale. Stiamo e staremo attenti, stiamo sequestrando e confiscando beni ai mafiosi, però sono orgoglioso dei lavoro che le forze dell’ordine stanno facendo in questa splendida regione che non merita di essere accostata a certi fenomeni”, ha aggiunto Matteo Salvini”.
Sul caso indagano la procura di Pesaro e la Dda di Ancona. Serratissime le indagini. Secondo ambienti della Dda di Reggio Calabria citati dall’Ansa, è credibile che l’ordine di uccidere Bruzzese sia partito dalla Calabria.
L’ipotesi che il mandato di morte contro Bruzzese sia maturato in Calabria e che i due esecutori materiali dell’omicidio provenissero proprio da questa regione viene ritenuta “assolutamente fondata”.
Ed i contatti in corso tra le Procure antimafia di Reggio Calabria e di Ancona hanno proprio lo scopo di ricostruire la personalità della vittima e del fratello, oltre che di verificare le modalità organizzative ed esecutive dell’uccisione di Marcello Bruzzese, che era a tutti gli effetti un collaboratore di giustizia, anche se non coperto da anonimato.