Pd, Orfini commissaria il partito in Calabria. Oliverio sempre più isolato

Carlomagno

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Matteo Orfini
Matteo Orfini

Il Pd della Calabria è stato commissariato dal Presidente del partito Matteo Orfini al termine di una riunione a cui erano presenti il presidente della Commissione nazionale per il congresso, Gianni Dal Moro, e parlamentari e consiglieri regionali calabresi. Non è ancora noto il nome del nuovo commissario che succederà all’ex segretario regionale Ernesto Magorno. Rumors parlano dell’ex parlamentare
Stefano Esposito, ex assessore della giunta Marino, fedelissimo di Orfini.

Dopo le dimissioni del segretario Maurizio Martina e lo scioglimento dell’Assemblea nazionale, il presidente e la Commissione per il Congresso sono i soli organi statutari ancora in vigore nel Pd in attesa dell’elezione del nuovo segretario e della nuova Assemblea nazionale.

La decisione era nell’aria per via dei malumori di molti circoli e dirigenti delle province. Il commissariamento sta comunque suscitando polemiche e critiche. Paola De Micheli, coordinatrice di “Piazza Grande”, la componente del Pd che fa capo a Nicola Zingaretti, candidato alla segreteria nazionale, parla di “scelta che appare lesiva dei diritti degli iscritti di esprimersi e determinare democraticamente i propri gruppi dirigenti locali”. Critica anche la deputata Enza Bruno Bossio, secondo la quale quello di Orfini “è stato un atto unilaterale e non condiviso dai presenti”.

Oliverio, già colpito dall’inchiesta della Dda, è inviso ai dem romani. Ricandidatura lontana 

Mario Oliverio
Mario Oliverio (Foto Adriana Sapone/LaPresse

Con il commissariamento del Pd calabrese è seriamente messa a rischio la ricandidatura alle prossime regionali del governatore Mario Oliverio, che evidentemente puntava sullo “status” del partito regionale che lo aveva sostenuto nella sua auto auto proclamata ricandidatura.

Col commissariamento cambieranno infatti molte cose e non sarà facile per il presidente, sempre più isolato da Roma, tentare di fare il bis per la Cittadella. L’esponente del Pd è fra l’altro già in cattiva luce ai maggiorenti dem romani per via dell’inchiesta della Dda di Catanzaro che lo accusa di abuso d’ufficio e corruzione e per questo obbligato a dimorare nel suo paese in Sila senza che possa partecipare ai lavori di giunta e consiglio,nel capoluogo e a Reggio.