Cosenza, è scontro sui debiti di Occhiuto. La minoranza va in Procura

L'opposizione abbandona l'aula dopo il "niet" di Caputo di discuterne in Consiglio: "La città deve sapere se la cartella di 1,7 milioni di euro del sindaco devono pagarla i cosentini"

Carlomagno

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Debiti di Occhiuto, la minoranza si rivolge alla Procura
Da sinistra il sindaco Occhiuto, il presidente del Consiglio comunale Caputo e a destra Carlo Guccione

“All’inizio dei lavori del consiglio comunale convocato per oggi abbiamo chiesto di discutere in via preliminare della vicenda riguardante la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro in riferimento ai debiti personali del sindaco Mario Occhiuto”. E’ quanto si legge in una nota diffusa da Carlo Guccione a nome della minoranza a Palazzo dei Bruzi, compreso il consigliere Massimo Lo Gullo.

“La città – prosegue la nota dell’opposizione – deve essere informata e sapere se la cartella esattoriale di un milione e 700mila euro del sindaco Occhiuto, dovrà essere pagata dai cosentini visto che emerge una evidente negligenza del dirigente comunale preposto per non aver accantonato le somme pignorate da Equitalia”.

“È evidente che risulta paradossale l’attività dell’amministrazione comunale che stranamente si è costituita nei due procedimenti, si legge ancora, visto che le parti in causa sono Equitalia e il sindaco Occhiuto, l’unico legittimato a costituirsi in giudizio”.

“Ecco perché non capiamo per quale motivo il Comune si sia costituito in giudizio, spendendo energie e soldi pubblici, per un procedura che non gli apparteneva. Tra l’altro per altri amministratori gli uffici comunali hanno messo in essere procedure diverse, accantonando somme delle indennità”, continuano i consiglieri di minoranza.

“Di fronte alla protervia del presidente del Consiglio (Pierluigi Caputo) che non ha accolto la nostra legittimità richiesta di discutere, in via preliminare, della questione abbiamo ritenuto opportuno abbandonare per protesta la seduta, annunciando di proporre formale atto di querela-denuncia alla Procura della Repubblica competente e altresì di depositare un esposto alla Procura della Corte dei Conti di Catanzaro”, conclude la nota.