‘Ndrangheta, catturato il boss latitante Domenico Crea

Si nascondeva in una villetta di Santa Domenica di Ricadi, nel vibonese. L'uomo è ritenuto il capo del clan di Rizziconi. Nel 2016 venne arrestato il fratello Giuseppe in un bunker

Carlomagno

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Agenti delle Squadre mobili di Reggio Calabria e Vibo Valentia hanno catturato all’alba il latitante Domenico Crea, ricercato dal 2015, a Santa Domenica di Ricadi, centro del vibonese. Il latitante, ritenuto a capo della consorteria mafiosa di Rizziconi e imparentata con la potente cosca Alvaro di Sinopoli, è stato sorpreso e arrestato in una villetta dove si trovava insieme alla moglie e a due figlie minori.

L’uomo tre anni fa era sfuggito ad una misura cautelare per i reati di associazione mafiosa, estorsione ed altro a seguito di sentenza di condanna in primo grado a 15 anni di reclusione emessa dal Tribunale di Palmi.

Da quella data il Domenico Crea è stato colpito da numerosi provvedimenti restrittivi per associazione mafiosa ed estorsione ed è stato condannato in via definitiva, il 4 aprile 2019, a 21 anni reclusione.

L’indagine volta alla cattura del latitante è stata avviata dalla Squadra mobile oltre tre anni orsono con la collaborazione del Sco e sotto la direzione della DDA di Reggio Calabria ed è stata intensificata a seguito della cattura del fratello di Domenico, Giuseppe Crea (leggi la cattura nel bunker), avvenuta sempre per mani della mobile reggina il 29 gennaio 2016, a seguito del quale Domenico Crea, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe assunto il ruolo di capo indiscusso del sodalizio criminale di Rizziconi.

Nella serata di ieri, a seguito di servizi di osservazione supportati da strumentazione tecnologica altamente sofisticata,  i poliziotti hanno avuto la certezza della presenza del latitante all’interno di una villetta in Santa Domenica dove è stato arrestato all’alba di oggi, venerdì due agosto.

Il latitante, il cui nome era inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi del Viminale, è stato trovato in possesso di 5 mila euro in contanti. Al vaglio la posizione di due coniugi proprietari dell’immobile messo a disposizione della famiglia del latitante.