‘Ndrangheta: blitz contro clan di Reggio Calabria, 17 arresti

Carlomagno

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Un diffuso sistema di estorsioni e atti intimidatori per imporre il controllo del territorio, un’ampia disponibilità di armi e la gestione occulta di diverse imprese economiche. E’ quanto emerso dalle indagini condotte dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, dalla Sisco della Polizia e dal Nucleo investigativo del Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, sfociate nell’operazione “Gallico” con l’arresto di 17 persone.

L’inchiesta, coordinata dalla Dda reggina, ha portato a ricostruite le dinamiche e gli assetti dell’articolazione di ‘ndrangheta operante nel territorio di Gallico -quartiere alla periferia nord di Reggio Calabria – e le dinamiche riorganizzative interne attivate per colmare i vuoti di potere determinati dagli arresti eseguiti, nonché le modalità di sostentamento ai detenuti, argomento ritenuto così rilevante da essere oggetto di corrispondenza tra questi ultimi e gli indagati in libertà.

Elementi significativi sono emersi dalle indagini della Squadra mobile sull’omicidio di Francesco Catalano, avvenuto il 14 febbraio 2019, per il quale sono stati arrestati Domenico Mariano Corso e Costel Zlatan.

Il delitto, secondo l’accusa, è stato commesso nell’ambito delle dinamiche che hanno caratterizzato – tra il 2017 ed il 2020 – il conflitto per il controllo criminale del quartiere Gallico dopo l’arresto, nel luglio 2018, di Antonino Crupi. In particolare, sarebbe emerso che Catalano, già condannato per associazione mafiosa nell’operazione Olimpia, quando ha cercato di assumere il comando del territorio, è entrato in contrasto con Corso che già nel 2018 era diventato il principale referente mafioso nella zona.

Zlatan, poco dopo l’omicidio, ha fatto perdere le sue tracce in Italia trasferendosi nel Regno Unito, dove, stamani è stato rintracciato e arrestato dalle autorità britanniche attivate tramite il canale I-Can del Servizio cooperazione internazionale di Polizia. Sempre dalle indagini sull’omicidio Catalano sarebbe emerso un giro di usura anche nei confronti di commercianti che avevano fatto ricorso agli indagati per far fronte alle difficoltà finanziarie per il lockdown legato alla pandemia da Covid.

Ai responsabili di un supermercato, affiliato ad un noto marchio, era stata imposta l’assunzione di diversi soggetti e la promozione della moglie di uno degli indagati. Gli indagati sono accusati anche di essersi infiltrati nel settore della panificazione con l’imposizione a rifornirsi di farina da un determinato rivenditore. Nel corso dell’operazione, i carabinieri hanno sequestrato alcune armi e sono stati eseguiti i sequestri, disposti dal Gip di 4 società fittiziamente intestate a terzi, ma di fatto, secondo l’accusa, nella disponibilità degli indagati.

“Una delle principali attività della consorteria criminale che egemonizzava il quartiere di Gallico, nella periferia nord di Reggio Calabria, era quella del mutuo soccorso dei detenuti”. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri incontrando i giornalisti con Polizia di Stato e Carabinieri per illustrare i risultati dell’operazione “Gallicò”.

“Attraverso la raccolta di fondi – ha aggiunto – si assicurava il necessario per le famiglie del detenuto, per la sua detenzione e per le spese legali per la sua difesa. Bisognava assicurare uno ‘stipendio’ ai componenti il clan che erano incappati in indagini giudiziarie ed erano stati condannati”. Alla conferenza stampa hanno partecipato il capo della Squadra mobile Alfonso Iadevaia, il direttore del Sisco Giuseppe Izzo, il comandante del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Reggio Calabria Vincenzo Palmieri e il comandante del Reparto operativo Antonio Merola.