Restano in carcere Leonardo Sacco, capo della Misericordia di Isola Capo Rizzuto, e don Edoardo Scordio, parroco della stesso comune del Crotonese, fermati lunedì scorso in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Dda di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta “Jonny” sui presunti illeciti nella gestione del centro di accoglienza per migranti.
Il Gip di Crotone, Abigail Mellace, non ha convalidato i fermi di Sacco e Scordio, ma ha emesso nei loro confronti la misura cautelare concordando con l’impianto accusatorio sostenuto dalla Dda secondo cui il centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto sarebbe stato controllato dalla cosca Arena della ‘ndrangheta.
Secondo le risultanze dell’inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro, il Cara di Isola Capo Rizzuto, in particolare, era diventato una sorta di “bancomat” della cosca Arena, che si sarebbe appropriata dei fondi destinati alla struttura, per un totale di 36 milioni di euro nell’arco di più anni. Al parroco viene anche contestato di aver percepito oltre 130 mila euro per l’assistenza spirituale dei migranti.
Il blitz, eseguito da oltre cinquecento tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, è scattato il 15 maggio. In carcere sono finite 68 persone. Tra questi, appunto, Leonardo Sacco e don Scordio, e i vertici del clan Arena. Al centro dell’inchiesta, ma non solo, la gestione degli appalti per la mensa del centro di accoglienza migranti.