Mentre si infiamma la campagna elettorale con programmi più o meno probabili e politici che promettono l’impossibile, ecco una fotografia dell’Italia scattata dalla Spi-Cgil. Un’istantanea sottostimata rispetto ad un una crisi che appare molto più grave di quello che sostengono politici e associazioni di categoria. A farne le spese, sono pensionati e famiglie numerose con redditi al minimo o del tutto assenti che quando c’era la lira (nel 2001) riempivano un carrello con gli stessi soldi e oggi non riempiono nemmeno una busta. Secondo il sindacato, il potere d’acquisto delle pensioni è in caduta libera: in 15 anni è diminuito del 33%. Nello stesso arco temporale il valore di una pensione media è sceso del 5,1%. Un ”crollo vertiginoso” del reddito da pensione rispetto all’andamento dell’economia reale. Mentre tasse e tariffe aumentano sempre più: nel 2013 saranno ”alle stelle” e incideranno sui pensionati per 2.064 euro a testa, il 20% in più sul 2012. ”In Italia la patrimoniale c’è ed è quella che grava sui pensionati, che più di tutti stanno pagando il conto della crisi. Sarebbe bene che il prossimo governo la facesse pagare ai ricchi, che invece poco o nulla stanno contribuendo alle sorti del Paese”. Lo chiede il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone, anche alla luce degli ultimi dati sulla perdita del potere d’acquisto delle pensioni, in 15 anni crollato del 33%. ”Bisogna intervenire con urgenza – continua Cantone – per sostenere il potere d’acquisto delle pensioni, rimuovere l’odioso blocco della rivalutazione annuale, alleggerire il carico fiscale e rilanciare welfare e sanità. I pensionati rappresentano il 25% degli elettori e a votare ci vanno eccome. La politica dovrebbe avercelo chiaro e agire di conseguenza”. Il potere d’acquisto delle pensioni, già falcidiato (-33% in 15 anni, dal 1996 al 2011), è destinato a peggiorare ulteriormente per effetto del blocco della rivalutazione annuale introdotto dalla riforma Fornero per il 2012-2013 sulle pensioni superiori tre volte il minimo (circa 1.400 euro lordi al mese). Lo Spi-Cgil, evidenzia che lo stop all’indicizzazione rispetto all’inflazione toglie mediamente 1.135 euro nel biennio in considerazione a 6 milioni di pensionati.
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