Il Tribunale del riesame di Reggio Calabria ha accolto il ricorso che era stato presentato della Procura della Repubblica, diretta da Giovanni Bombardieri, per chiedere l’annullamento dell’ordinanza con cui il Gip distrettuale, nel luglio scorso, aveva rigettato, per mancanza di esigenze cautelari, la richiesta di arresto a carico dell’ ex vicesindaco di Reggio Calabria ed ex assessore regionale Demetrio Naccari Carlizzi, del Pd, nell’ambito dell’inchiesta “Libro nero”.
Naccari Carlizzi è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa in relazione ai suoi presunti rapporti con esponenti della cosca Libri della ‘ndrangheta. Nella stessa operazione erano stati arrestati i consiglieri regionali Alessandro Nicolò, già di Forza Italia e poi passato a Fratelli d’Italia, e Seby Romeo, ex capogruppo del Pd, da poco in libertà dopo che la Cassazione ha annullato l’ordinanza.
Il gip rigettò l’arresto per Naccari Carlizzi non ravvisando esigenze cautelari, in quanto non ricopriva più incarichi politici, seppur riconoscendo che era “vicino ai clan”. Secondo i magistrati antimafia, l’ex vicesindaco di Reggio e già assessore regionale avrebbe contribuito “concretamente”, senza farne formalmente parte, al “rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi delle cosche di ‘ndrangheta attive nella provincia di Reggio Calabria, come il clan Libri, al centro dell’inchiesta.
Secondo l’accusa, l’apporto che avrebbe fornito Naccari Carlizzi consisteva nello stringere uno stabile, solido e proficuo “pactum sceleris” con i rappresentanti delle più potenti cosche, tra cui la citata Libri, Alampi, Serraino e Condello, operanti nel mandamento di Reggio Calabria città.