Erano stati espulsi l’altro giorno dall’Italia perché sospettati di inneggiare al Califfato islamico, ma arrivati in Macedonia sono stati liberati dalle autorità locali.
I cinque hanno fatto ritorno a Skopje, dove la polizia locale li ha lasciati in libertà non avendo riscontrato alcun elemento di reato a loro carico, né tracce di radicalismo. “Non rappresentano un pericolo”, è stato sottolineato.
Come hanno riferito i media macedoni, subito dopo il loro arrivo all’aeroporto Alessandro Magno di Skopje, i cinque – cittadini macedoni di etnia albanese e di religione musulmana – sono stati accolti da rappresentanti delle forze di sicurezza e di intelligence macedoni che, dopo aver avuto con loro un colloquio, hanno ritenuto che tali persone non rappresentino alcun pericolo o minaccia alla sicurezza.
I cinque – che in Italia risiedevano da tempo a Ronchi dei Legionari (Gorizia) – hanno pertanto fatto ritorno al loro paese di origine, Oktisi, nei pressi di Struga, nel sudovest della Macedonia non lontano dal confine con l’Albania.
I soggetti erano stati espulsi con un decreto del ministro dell’Interno Angelino Alfano che lette le carte degli investigatori ha deciso in via cautelare di espellerli per motivi di sicurezza nazionale.
Secondo quanto è emerso, i cinque avrebbero utilizzato i social per diffondere la propaganda jihadista. “Le attività investigative – aveva detto Alfano – hanno documentato l’odio ideologico-religioso che accomunava questi stranieri, nonché il padre dei due fratelli, di 52 anni, e la moglie trentaduenne di uno di loro, tutti fanatici seguaci dell’autoproclamato Califfato, che più volte avevano parlato con disprezzo dell’imam e della comunità islamica locale perché ritenuti “moderati” e aperti agli influssi occidentali”.