Partorisce in casa una bambina, ma lei, una donna ucraina di 32 anni, l’avrebbe prima soffocata per poi occultarne il suo corpicino senza vita in una valigia, avvolto in un’asciugamani. La svolta nelle indagini per la morte della neonata, avvenuta lo scorso mese di agosto a Soverato, c’è stata martedì mattina, quando i militari di Soverato hanno arrestato la madre ritenuta responsabile di omicidio volontario ed occultamento di cadavere. Si tratta di Marianna Roshka, da tempo residente nella cittadina ionica.
L’ordinanza è stata emessa dal Gip presso il tribunale di Catanzaro su richiesta della locale Procura dopo alcuni mesi di articolate indagini. Il giudice per le indagini preliminari ha posto la donna gli arresti domiciliari presso una casa protetta per sole donne in Catanzaro.
I FATTI – Marianna Roshka, la mattina del 17 agosto 2015, a seguito del ricorso alle cure da parte di personale del 118, veniva trasportata presso il pronto soccorso dell’Ospedale di Soverato, dove il personale medico immediatamente le diagnosticava l’avvenuto parto che la donna ha sempre negato. Roshka aveva già partorito in casa, uccidendo la bimba e la gravidanza sarebbe stata nascosta anche al convivente che, accerteranno gli inquirenti, era sua figlia biologica.
L’intervento dei Carabinieri consentiva di rinvenire, avvolto in un’asciugamani all’interno di una valigia, il corpicino di un neonato di sesso femminile, presso la dimora estiva Marianna Roshka, in Via Umberto I, a Montepaone.
Dall’attività investigativa immediatamente avviata, diretta dal pm titolare dell’indagine, Alessandro Prontera, della procura della Repubblica di Catanzaro e coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri, è emerso che Marianna Roshka, nonostante il suo aspetto fisico esteriore, aveva sempre negato il suo effettivo stato di gravidanza, anche nei confronti del compagno, con cui aveva avuto altri due figli.
Le indagini, svolte successivamente anche con l’ausilio di personale tecnico del Ris di Messina e del Reparto analisi criminologiche del Racis di Roma – stilando e relazionando anche sui profili psicologici e le dinamiche familiari –, hanno consentito di accertare che il parto era effettivamente avvenuto all’interno della casa estiva della donna – stabilendo le dinamiche del fatto e collocandolo temporalmente nella prima mattinata – e che la neonata era figlia biologico di quest’ultima e del suo convivente.
In particolare, dall’esame autoptico, è emerso che la neonata fosse nata viva – in quanto la bimba, presentando ossigeno nei polmoni, aveva effettivamente respirato alla nascita – e, successivamente, deceduta per soffocamento ed emorragia. Un quadro che ha convinto il gip sulla scorta degli elementi raccolti dalla Procura della Repubblica di Catanzaro.