Operazione Stammer, altri 68 arresti per la coca dalla Colombia

Carlomagno

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cocaina narcos colombiani calabresiVasta operazione della Guardia di Finanza in Calabria, Sicilia, Campania, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto dove i finanzieri hanno eseguito una nuova ordinanza di misura cautelare nei confronti di 68 persone ritenute membri di una ramificata organizzazione criminale di stampo ‘ndranghetistico dai marcati profili internazionali capace di pianificare l’importazione di 8 tonnellate di cocaina dalla Colombia (Sud America).

I citati provvedimenti restrittivi rappresentano l’epilogo delle investigazioni condotte dai militari del Gico di Catanzaro nell’ambito dell’ operazione Stammer, coordinata dal Procuratore Capo di Catanzaro, Dott. Nicola Gratteri, dal Procuratore Aggiunto Giovanni Bombardieri e dal Sostituto Procuratore Dott. Camillo Falvo.

In tale ambito, già lo scorso 24 gennaio, su disposizione della Dda erano stati preliminarmente emessi 54 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto, centinaia di perquisizioni in tutta Italia nonché sequestri patrimoniali di beni per un valore totale di oltre 8 milioni di euro.

Le indagini, in particolare, hanno consentito di disarticolare un’organizzazione estremamente complessa, composta da diversi sodalizi criminali in provincia di Vibo Valentia, riconducibili alla ‘ndrina Fiarè di San Gregorio d’Ippona, alla ‘ndrina Pititto – Prostamo – Iannello di Mileto ed al gruppo egemone sulla contigua San Calogero, organizzazioni satellite rispetto alla più nota ed egemone cosca dei Mancuso di Limbadi, con la sostanziale partecipazione delle più note ‘ndrine della Piana di Gioia Tauro e della provincia di Crotone.

Clan calabresi assolutamente a loro agio nel contrattare direttamente con i “Cartelli Sudamericani” l’importazione di 8.000 chili di cocaina: partita questa che verrà sequestrata in Colombia, già stoccata e nascosta in una piantagione di banane non distante dal porto di Turbo, mentre in Italia, nel porto di Livorno, le Fiamme Gialle sequestravano il cosiddetto “carico di prova”, consistente in 63 chilogrammi di cocaina pura, occultata all’interno di cartoni contenenti banane.

Nel corso dell’indagine è stato possibile ricostruire un progetto, poi non realizzato, di trasporto di ingenti quantitativi di cocaina a mezzo aereo utilizzando come scalo d’arrivo l’aeroporto internazionale di Lamezia Terme oltre che l’impiego di motonavi con locali tecnici opportunamente modificati per accogliere il carico, da esfiltrare una volta arrivato a destinazione mediante l’impiego di sommozzatori all’interno di un’area portuale italiana.

Il sodalizio criminale, non solo poteva contare sulle descritte entrature nel florido mercato sud americano per l’approvvigionamento della cocaina a prezzi assolutamente concorrenziali, ma era capace di tessere continui collegamenti con le floride “piazze” spagnole ed olandesi.

L’operazione antidroga denominata “Stammer”, condotta, sotto l’egida della Procura di Catanzaro, dalle Fiamme Gialle della Sezione G.O.A. del GICO di Catanzaro, con la cooperazione della National Crime Agency inglese (N.C.A.) e della Polizia Colombiana, e l’indispensabile supporto del II Reparto del Comando Generale e della D.C.S.A. per le numerose attività rogatoriali, ha dimostrato come i trafficanti calabresi ricevevano disponibilità liquide anche da soggetti insospettabili, incensurati, personaggi celati dietro una facciata di liceità, spesso legata ad attività commerciali che vanno dalla ristorazione alle strutture ricettive turistico alberghiere, alle concessionarie di automobili, caseifici, bar e tabacchi, con partecipazioni anche in cantieri navali e aziende agricole, che non disdegnavano di fare affari con le potenti ‘ndrine vibonesi, tramite delle “puntate” per l’acquisto all’ingrosso della cocaina.

Il denaro destinato ai “Cartelli” veniva consegnato dai calabresi direttamente a cittadini colombiani e libanesi da anni residenti in Italia, ai quali veniva affidato il recapito in Sudamerica.

L’inchiesta svolta dalle unità specializzate del Nucleo P.T./G.I.C.O. ha, così, consentito di identificare tutti i soggetti coinvolti, ognuno con un ruolo ben preciso: dai finanziatori ai mediatori, dai traduttori a coloro che avevano il compito di ospitare gli emissari dei narcos colombiani, più volte giunti nel nostro Paese ed ospitati per lunghi periodi nel vibonese.

L’intera operazione ha permesso di infliggere all’organizzazione rilevanti perdite economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che dei mancati guadagni: la droga complessivamente sequestrata, una volta lavorata ed immessa in commercio, avrebbe fruttato all’organizzazione oltre 1 miliardo e 600 milioni di euro (€. 1.600.000.000) una volta raggiunte le piazze di spaccio; a ciò vanno aggiunti gli ingenti sequestri patrimoniali con cui si è proceduto a colpire gli accoliti dal punto di vista economico.

Si tratta, in particolare, di beni mobili ed immobili, quote societarie e autovetture di grossa cilindrata, per un valore stimato in circa 8 milioni di euro, sottratti agli esponenti delle associazioni criminali nonché a quei finanziatori che dagli affari con le cosche attendevano importanti introiti.

Attraverso articolazioni investigative in seno al Nucleo P.T./GI.C.O., infatti, si è proceduto a verificare per ciascun soggetto la presenza di sproporzione tra i redditi dichiarati e le possidenze intestate procedendo, al fine di scongiurare la dispersione dei patrimoni, al sequestro dei beni non giustificati.

Affari d’oro che i clan avrebbero protetto anche con la forza, come testimoniato dalle armi a disposizione di alcuni dei fermati, personaggi che in più circostanze ostentavano disponibilità di kalashnikov e pistole di diverso calibro.

In esito alle predette attività ed alla luce delle ulteriori risultanze investigative acquisite nel corso delle perquisizioni, il competente Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catanzaro – su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro – ha emesso appositi provvedimenti cautelari a carico di 68 indagati eseguiti in data 15 febbraio 2017.

Carcere per:
1.  Rosario Mercuri;
2.  Fortunato Baldo;
3.  Massimiliano Bufalini;
4.  Francesco Buonvicino;
5.  Leonaro Caerio Ocampos;
6.  Jaime Eduardo Cano Sucerquia;
7.  Antonino Cannizzaro
8.  Gregorio Cannizzaro;
9.  Giuseppe Capano;
10.  Giuseppe Careri;
11.  Wael Chanboura;
12.  Rocco Cutrì;
13.  Harol Da Costa;
14.  Pasquale Feroleto;
15.  Filippo Fiarè;
16.  Antonino Fogliaro;
17.  Armando Galati;
18.  Franco Greco;
19.  Antonio Grillo;
20.  Giuseppe Grillo
21.  Pasquale Grillo;
22.  Giuseppe Grimaldi;
23.  Domenico Iannello;
24.  Giuseppe Iannello
25.  Rocco Iannello;
26.  Jaime Eduardo Karlsson;
27.  Domenico Lentini;
28.  Fortunato Lo Schiavo;
29.  Luigi Mannarino;
30.  Osvaldo Mena Nunez;
31.  Giuseppe Mercuri;
32.  Enzo Messina;
33.  Sergio Minotti;
34.  Ernesto Oliva;
35.  Salvatore Paladino;
36.  Massimo Pannaci;
37.  Giuseppe Vittorio Petullà;
38.  Giuseppe Pititto;
39.  Mario Pititto;
40.  Pasquale Pititto;
41.  Salvatore Pititto;
42.  Massimo Polito;
43.  Angelo Ruggero;
44.  Antonino Ruggiero;
45.  Franco Scandellari;
46.  Francesco Serrao;
47.  Domenico Stagno;
48.  Francesco Ventrici;
49.  Massimiliano Antonio Varone.
50.  Oksana Verman

Ai domiciliari: 
1.  Milena Rios;
2.  Vincenzo De Gaetano;
3.  Antonio Maria Feroleto;
4.  Domenico Luccisano;
5.  Vania Luccisano
6.  Fulvio Luccisano;
7.  Aurelio Mandica;
8.  Mariantonia Mesiano;
9.  Anna Palazzo;
10.  Gianluca Pititto;
11.  Ergis Rexha;
12.  Calogero Rizzuto;
13.  Luna Suarez Garcia;
14.  Antonino Nazzareno Suppa;
15.  Michele Villì.