Il presidente della commissione anti ‘ndrangheta della Regione Calabria, Arturo Bova ha lasciato il Partito democratico. Lo fa sapere in una nota spiegando che ormai il Pd non lo rappresenta più. Il consigliere regionale approda al Movimento democratico progressista (Mdp) di Roberto Speranza.
“La politica – spiega Bova – è prima di tutto passione, formazione, idee, confronto e sintesi. Elementi essenziali per costruire una comunità, in particolar modo se si parla di vivere all’interno di un partito politico. Il Pd ad oggi ha smarrito tutti questi elementi, perdendo di vista quei principi fondativi che solo dieci anni fa avevano spinto le forze di centro-sinistra a trovare una sintesi, rinunciando a pezzi di sovranità politica per arginare e sconfiggere la deriva populista e demagoga di destra”.
Il consigliere regionale evidenzia come “oggi, purtroppo, possiamo sostenere con fermezza e convinzione che questa gestione del Partito Democratico, autoritaria e scellerata, non ha fatto altro che affievolire lo spirito e il senso di appartenenza di tanti militanti e tanti dirigenti che hanno creduto fortemente in quelle idee fondanti, progressiste e riformiste, annichilendo e travolgendo chiunque abbia osato soltanto suonare un campanello di allarme, mentre nelle piazze vuote si assisteva già allo spettacolo desolante della dismissione della nostra nobile tradizione politica”.
“Perdiamo regioni, città, pezzi interi di territorio, – aggiunge il presidente della commissione regionale – senza che nessuna analisi critica e alcuna strategia venga messa in atto. E non è certo con i soliti slogan o viaggi in treno che si può ricucire lo strappo con un elettorato che vive sulla propria pelle il dramma di una crisi economica senza fine e che ha ormai ridotto allo stremo anche quel ceto che fino a dieci anni fa poteva dirsi medio borghese”.
Ancora Bova: “Ho sentito parlare di “rottamazione”, di “lanciafiamme”, di “notabilati” e l’elenco potrebbe continuare. In Calabria, però, il Pd ha assicurato la conservazione, spegnendo quelle poche e fievoli luci che hanno cercato in tutti i modi di dare un impulso al cambiamento della rotta. Il referendum contro le trivellazioni petrolifere nel Mediterraneo e la questione ambientalista avevano fortemente minato le mie convinzioni in ordine alla militanza nel Pd, ancor più della tracotanza dimostrata nel soffocare il legittimo e proficuo confronto in occasione di importanti riforme nel mondo della scuola, del lavoro, della pubblica amministrazione e così via. Non basta mettere in campo un progetto riformatore, se non lo si sa accompagnare con un sano confronto fatto di discussione approfondita sui territori, di discussione nei circoli di base, di confronto con il mondo dell’associazionismo, oltre che con i competitori politici”.
“La questione di fiducia imposta sulla legge elettorale, ha suscitato in me quella sensazione di sconfitta e di angoscia di cui ha ben parlato il presidente del Senato Pietro Grasso nel motivare la sua uscita dal Pd. Sinceramente, adesso, non ce la faccio più! Lascio definitivamente quello che in una ingenua conversazione telefonica con un giornalista ho definito “un non luogo politico”: tale è per me oggi il Pd”.
“Lo faccio portando nel cuore un senso immane di sconforto. So di lasciare tanti compagni di viaggio, anche se sono sicuro che le nostre strade non si divideranno, essendo animati dagli stessi propositi. Ma lo faccio anche con l’entusiasmo di chi sa di incontrare tantissimi altri compagni di viaggio che in questi ultimi anni mi hanno sempre detto con affetto e stima sincera che la loro porta era aperta”.
“Con loro condividerò l’impegno appassionato nella costruzione del progetto nazionale e territoriale di Art.1-Mdp. Rappresenterò queste istanze nel Consiglio regionale, nella piena consapevolezza che l’azione di governo regionale debba avere un sussulto di orgoglio, ma con altrettanta fiducia che rimboccandoci le maniche potremo insieme raggiungere quegli obiettivi che il popolo calabrese, l’Italia e l’Europa intera ci chiedono”.