Omicidi nel vibonese, 5 arresti nella locale di ‘ndrangheta di Mileto

Tra le famiglie Mesiano e Corigliano c'erano forti attriti per il continuo sconfinamento del bestiame nei terreni di loro proprietà. In Calabria si uccide anche per questo

Carlomagno

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vittime omicidio mesiano corigliano miletoI Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti di cinque persone ritenute appartenenti alla “Locale” di Mileto. L’operazione è stata denominata “Miletos”

Le indagini hanno acclarato le dinamiche dei fatti ed i responsabili di quanto accaduto nell’estate del 2013, allorquando il territorio di Mileto è stato interessato da due cruenti fatti di sangue, l’omicidio di Giuseppe Mesiano, avvenuto il 17 luglio 2013, e quello di Angelo Antonio Corigliano avvenuto il 19 agosto 2013.

Le investigazioni hanno consentito di inquadrare i due fatti in un contesto di criminalità organizzata afferente dinamiche interne della struttura di ‘ndrangheta di Mileto. Gli arrestati sono Giuseppe Corigliano, di 80 anni, accusato per il delitto Mesiano e che avrebbe agito in concorso con il figlio Angelo Antonio, poi ucciso. Per l’omicidio Corigliano sono finiti in manette Francesco Mesiano, figlio di Giuseppe, di 45 anni, Vincenzo Corso, di 45 anni, Gaetano Elia (51) e Giuseppe Ventrice (41).

Dalle indagini sarebbero emerse gli attriti tra le due famiglie (Mesiano-Corigliano) dovuta sia al continuo sconfinamento del bestiame di Giuseppe Mesiano nei terreni di proprietà di Giuseppe Corigliano, sia per il rifiuto di Angelo Antonio Corigliano, figlio di Giuseppe, di perpetrare un danneggiamento ad un supermercato di proprietà di un parente degli stessi, colpevole di essersi rifiutato di sottostare alle richieste di Francesco Mesiano circa la fornitura del pane proveniente dai loro forni.

Il forte attrito determinava in data 16 luglio 2013 un atto intimidatorio nei confronti di Giuseppe Corigliano, al quale veniva incendiata la porta dell’abitazione e la moto ape. In risposta a questo fatto, secondo gli investigatori, il giorno seguente, il 17 luglio 2013, Giuseppe Corigliano unitamente al figlio Angelo Antonio, assassinavano Giuseppe Mesiano, mentre si trovava all’interno delle sua masseria in località Pligno di Mileto.

Mesiano, intento a scaricare la propria autovettura dalla spesa appena fatta, assisteva plausibilmente al sopraggiungere dei suoi assassini che gli esplodevano complessivamente sette proiettili in calibro 9 mm (38 super auto).

Inevitabile arrivava, ad un mese di distanza, la risposta con l’eliminazione di Angelo Antonio Corigliano, questa decisa dai vertici dell’organizzazione mafiosa di Mileto, quale punizione per aver ucciso al di fuori delle “regole” di ‘ndrangheta” Mesiano.

La dinamica dell’agguato, tipicamente mafiosa per la cura militare della pianificazione e dell’esecuzione, vedeva la vittima, dopo essere stato pedinato sin dall’uscita da casa dai due killer a bordo di uno scooter, mortalmente colpita da sette colpi d’arma da fuoco cal. 9×21., mentre si trovava a bordo della propria autovettura, parcheggiata in pieno centro di Mileto nelle adiacenze di un Bar dal quale era uscito pochi istanti prima.

Sul corpo di Corigliano veniva trovata una pistola marca Beretta calibro 7,65, matricola punzonata e completa di caricatore con all’interno sette cartucce e un ottavo in canna, segno evidente che la vittima temeva una ritorsione per l’omicidio di Giuseppe Mesiano.