Travestiti da poliziotti tentarono rapina a blindato, 5 arresti

A settembre si erano camuffati sotto le divise della Polizia e dei netturbini. Armati fino ai denti volevano colpire un portavalori, ma sono stati scoperti da altri agenti veri. Poi la fuga. Oggi gli arresti

Carlomagno

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Si erano travestiti da poliziotti e da netturbini e, tutti armati e con giubbotti antiproiettili sotto le divise, avevano in mente un colpo a un furgone portavalori, ma sono stati traditi dall’atteggiamento sospetto e dal vestiario indossato in modo non consono, per cui sono fuggiti appena è stato lanciato l’allarme da poliziotti veri che erano di scorta a un magistrato.

A distanza di tre mesi di indagini la Polizia di Stato è riuscita a dare un volto e un nome ai 5 presunti responsabili che la mattina del 9 settembre scorso erano pronti a rapinare un blindato che doveva portare in una banca 160 mila euro prelevati da un centro commerciale.

In manette sono finiti Claudio Amato, di 31 anni, attualmente detenuto ai domiciliari per altra causa; Marco Venuti, di 28 anni; Pietro Cristian Scaramozzino, di 24 anni; Oberto Alessandro Mirandoli, di 35 anni e Domenico Condello, di 28 anni. Gli indagati sono reggini e con precedenti.

A tutti sono stati contestati i reati, in concorso tra loro, di tentata rapina aggravata dall’aver compiuto l’atto in numero superiore a tre persone, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo aggravato dal voler usare tali armi per commettere la rapina e riciclaggio aggravato di una autovettura rubata utilizzata per la tentata rapina.

I fatti, racchiusi nell’operazione “Fake identity”, sono stati ricostruiti dagli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e del pm Alessandro Moffa, che hanno accertato come, nella prima mattinata di quella stessa giornata, gli indagati erano in Viale Calabria di Reggio Calabria, armati e travestiti da Agenti di Polizia e della ditta AVR, pronti a rapinare un furgone portavalori che, da lì a poco, avrebbe prelevato l’incasso dell’ultimo weekend del Centro Commerciale Le Ninfee e, contestualmente, avrebbe consegnato un’ingente somma di denaro (160.000 Euro) alla filiale di un Istituto di Credito, la BNL Paribas, annessa al medesimo centro commerciale.

Il tutto è partito da una determinante segnalazione effettuata da Agenti di Polizia in servizio di scorta ad un magistrato della locale Direzione Distrettuale Antimafia, i quali informavano la Questura della presenza – nei pressi del centro commerciale – di due soggetti che indossavano in modo non consono (senza cinturone e con le cravatte annodate in malomodo) divise ordinarie della Polizia di Stato e che, alla vista degli agenti di scorta, non avevano avuto un comportamento anomalo.

All’arrivo sul posto del personale dell’Ufficio Volanti, i due soggetti si davano subito alla fuga, facendo perdere le loro tracce. Sin da subito, pertanto, la Squadra Mobile reggina ha posto in essere un’incessante attività di indagine mediante l’attento esame di tutte le immagini registrate dai numerosi sistemi di video sorveglianza presenti in zona.

Sono state, inoltre, ascoltate numerose persone, tra le quali i responsabili del Centro Commerciale e della sicurezza di BNL Paribas, ed effettuate numerose perquisizioni domiciliari a pregiudicati dediti a tali tipi di reati, riuscendo, in poco tempo, sia a ricostruire la dinamica dei fatti, sia ad individuare ed identificare i presunti autori delle condotte contestate.

Dalle indagini è emerso che, sin dalle prime ore di quella mattinata, due soggetti (Pietro Cristian Scaramozzino e Oberto Alessandro Mirandoli) indossanti divise ordinarie della Polizia di Stato e giubbotti antiproiettile portati sotto la giacca, giungevano a piedi nei pressi del citato centro commerciale, iniziando a percorrere più volte il perimetro esterno.

Negli stessi minuti, giungevano in zona – a bordo di un’autovettura risultata rubata e sulla quale era stata messa una targa anch’essa provento di furto – altri due soggetti, che, a loro volta, indossavano delle tute di colore arancione, dello stesso tipo di quelle utilizzate dagli operatori della nettezza urbana, addetti alla pulizia delle strade.

Questi ultimi (identificati in Claudio Amato e Marco Venuti) indossavano sotto le tute dei giubbotti antiproiettile e, soprattutto, erano armati di una pistola e di un fucile a pompa che veniva occultato all’interno di un piccolo bidone per la raccolta dei rifiuti che, dotato di rotelle, portavano con sé, unitamente ad una scopa e ad una paletta.

Dalla visione delle immagini è stato possibile ricostruire che i quattro soggetti che, tra l’altro, sono stati immortalati dalle telecamere mentre parlavano tra di loro, erano rimasti per circa un’ora e mezza (dalle 7,30 alle 9,00) nelle immediate vicinanze del centro commerciale, nel punto in cui sarebbe giunto, da lì a poco, il furgone portavalori.

L’intento degli indagati veniva, invero, sventato solo grazie alla segnalazione degli agenti di scorta ed all’arrivo in zona degli agenti delle Volanti, alla cui vista tutti gli indagati, evidentemente non ritenendo più sussistenti le condizioni per agire in “sicurezza”, decidevano di dileguarsi.

Nelle fasi della fuga, poi, Amato e Venuti hanno potuto contare sull’apporto di Domenico Condello, il quale ha atteso i propri complici poco distante ed ha fornito loro la sua autovettura personale per consentire ai predetti di allontanarsi dal luogo.

La portata indiziaria degli elementi raccolti dalla Polizia di Stato a carico degli indagati è stata pertanto condivisa dall’autorità giudiziaria che ha emesso le misure cautelari in carcere eseguite stamattina.

“Un tentativo di rapina messo a punto in ogni particolare – ha detto il Procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri – e solo grazie all’intuito di due poliziotti di scorta ad un magistrato è stato possibile sventarla e identificare gli ideatori”.