Terminator, il Tdl "scarcera" Bernaudo e Ruffolo. Indagati per voto di scambio

Carlomagno

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Sono tornati in libertà gli ex consiglieri provinciali di Cosenza Umberto Bernaudo e Pietro Ruffolo, arrestati nel novembre scorso e posti ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro Terminator 4. Il Tribunale della libertà di Catanzaro ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari, Livio Sabatini. Bernaudo e Ruffolo, accusati di corruzione e corruzione elettorale, sono coinvolti nell’inchiesta della Dda nella loro qualità di ex sindaco di Rende ed ex assessore comunale. I giudici del tribunale della libertà hanno accolto il ricorso dei difensori di Bernaudo e Ruffolo ed hanno disposto l’immediata scarcerazione. [quote style=”boxed”]L’accesso antimafia, recita la legge, può essere disposto anche a scopo “preventivo”. [/quote] L’accusa aveva sostenuto che i due esponenti politici avrebbero ricevuto l’appoggio elettorale da parte di Michele Di Puppo, ritenuto esponente delle cosche della ‘ndrangheta del Cosentino, in occasione delle elezioni provinciali del 2009. Secondo la Dda di Catanzaro, inoltre, i dipendenti della societa’ “Rende Servizi” erano utilizzati come bacino di voti in favore di Bernaudo e Ruffolo. Nei prossimi giorni il Tdl depositerà le motivazioni opposte all’accusa. All’indomani dell’arresto di Bernaudo e Ruffolo, in un grigio pomeriggio di novembre, un’incursione del Ros e dei “Cacciatori” dell’Arma mise fine alla latitanza di  Ettore Lanzino con una spettacolare operazione in un complesso residenziale di via Adige a Rende. In compagnia di Lanzino, in una mansarda fu trovato Umberto Di Puppo fratello di Michele (entrambi presunti gregari della cosca capeggiata da “Ettaruzzo”), arrestato nell’operazione Terminator del dicembre dello scorso anno dove i due esponenti politici furono ufficialmente avvisati di indagini a loro carico. Spettacolare operazione, straordinaria coincidenza. La stessa registrata a Reggio Calabria. [quote style=”boxed”]Strane coincidenze. Tra arresti eccellenti, scioglimenti e richieste tali, ecco le catture a orologeria dei latitanti, a Reggio come a Rende.[/quote] Dopo lo scioglimento del Consiglio comunale, il giorno dopo è stato catturato il presunto boss Condello. Dopo l’operazione che ha portato ai domiciliari Ruffolo e Bernaudo e una nuova notifica in carcere per Michele Di Puppo, il giorno dopo è stato catturato Lanzino. Calmate le acque, dopo due settimane circa il prefetto di Cosenza Raffaele Cannizzaro ha nominato la Commissione d’accesso Antimafia nel comune di Rende, come aveva chiesto già a maggio 2012 la parlamentare Angela Napoli e anche per via delle “barricate” fatte dal Pdl su incipit del governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti che si era visto sciogliere il comune di Reggio Calabria per contiguità mafiose. L’accesso antimafia, recita la legge, può essere disposto anche a scopo “preventivo”. Sebbene non vi sia “l’aggravante mafiosa”, depennata dal Gip, l’esponente di governo ha assunto comunque una decisione per “accertare eventuali infiltrazioni mafiose”  nel comune attraverso la partecipata comunale che, da quanto si apprende, [quote style=”boxed”]Finora nessuna reazione del capogruppo regionale del PD, Sandro Principe, mentore politico di Ruffolo e Bernaudo e deus ex machina di tutte le elezioni comunali di Rende[/quote] avrebbe potuto avere “un ruolo significativo” per le amministrative 2011 – alla stregua delle provinciali del 2009 – nell’elezione di importanti esponenti politici rendesi. Politici di calibro poi effettivamente eletti. La competizione è stata stravinta dal centrosinistra che guida oggi, con Vittorio Cavalcanti, l’amministrazione comunale di Rende. Finora nessuna reazione del capogruppo regionale del PD, Sandro Principe – estraneo a tutte le notizie di reato ipotizzate e contestate – a tutti gli effetti il mentore politico di Ruffolo e Bernaudo nonche’ deus ex machina di tutte le elezioni comunali di Rende da molte legislature a questa parte (prima le determinava con forte “im(b)egno” il padre Cecchino). Principe alle scorse elezioni comunali di Rende è risultato il primo degli eletti a suon di preferenze anche col contributo determinante di Pietro Ruffolo (suo fedelissimo) e dello stesso Bernaudo, che “l’avrebbe sostenuto” nonostante Principe non avesse più voluto sentir parlare di lui. Virgolette su “l’avrebbe “sostenuto” perché sull’appoggio di Bernaudo a Principe c’è più di qualche dubbio, dopo le sue vicissitudini amministrative (i dissidenti, gli screzi col supremo e le rogne amministrative…) soprattutto dopo la sua non ricandidatura. Appena Principe ha notato che Bernaudo cominciava a tirare la testa fuori dal sacco, lo ha escluso, esautorato, mandato a casa. E così scelse Cavalcanti per la guida del comune mentre lui, Sandro, decise questa volta di fare il consigliere comunale per controllare da vicino l’amministrazione della sua città ed evitare gli “errori”del passato. Una guerra di “successioni” senza esclusioni di colpi dove chi “succede” passa chinando il capo e chi comanda resta gonfiando il petto. Sempre e da oltre 60 anni, tra pupari e pupazzi. L’imbarazzo quando indossava la striscia tricolore Bernaudo lo palesava. E Cavalcanti?, l’avvocato si sente davvero libero. Prima di prendere una decisione rispetta il principio dell’autonomia che gli assegna la legge, oppure alza la cornetta per informare prima qualcuno? La dignità è una cosa importante anche in politica. Tornando a Principe, molta è stata l’amarezza per queste scelte operate tra i fedelissimi del “Rais”, come lo definiscono i suoi detrattori. Se così fosse ci sarebbe da ricorrere ai sillogismi per scoprire tante cose…E l’equazione non è difficile. La ipotizziamo in sintesi anche sulla scorta delle voci che circolano in ambienti politici dell’area urbana, ribadendo che Principe non è stato mai indagato. Se, secondo l’accusa della Dda, Bernaudo e Ruffolo utilizzarono nel 2009 la “Rende Servizi” come bacino di voti  (ogni dipendente conterebbe in media quattro cinque voti), nonché la presunta “corruzione elettorale”  col presunto clan Lanzino-Ruà (alcuni dei quali lavoravano per la partecipata), nel 2011 Ruffolo avrebbe potuto teoricamente utilizzare la “Rende Servizi” e il presunto clan Lanzino-Ruà (gregari presunti, Di Puppo) per favorire il”botto elettorale”  di Sandro Principe? Questa è la domanda a cui non c’è finora risposta. Un interrogativo su cui dovrebbero concentrarsi i commissari nominati dal prefetto Cannizzaro. Cioè la “Rende Servizi”, è stata  utilizzata per fare eleggere Sandro Principe nel 2011 al comune di Rende alla stregua di Ruffolo e Bernaudo nel 2009? Se la risposta è affermativa e accertata dalla Commissione, [quote style=”boxed”] La “Rende Servizi”, è stata utilizzata per fare eleggere Sandro Principe nel 2011 al comune di Rende alla stregua di Ruffolo e Bernaudo nel 2009?[/quote] ci troveremmo di fronte ad un caso più o meno simile a quella di Reggio Calabria, perché la Rende Servizi continua a erogare servizi al comune e perché nel consiglio comunale in carica siede Sandro Principe. Fermo restando che la Commissione dovrebbe accertare eventuali commistioni anche alla Provincia [quote style=”boxed”]Principe ha il nipote Cesare Loizzo tra gli assessori della giunta Cavalcanti. Evidentemente l’ha nominato per le sue grosse capacità politiche[/quote] di Cosenza guidata da Mario Oliverio, dove i due esponenti politici sarebbero stati eletti coi voti “contaminati” e per la cui vicenda sono finiti in manette. Oggi il Capogruppo del PD alla Regione è anche Capogruppo del medesimo partito nel comune di Rende. Il Sindaco Cavalcanti, – scelto non da primarie ma da Principe al posto di Bernaudo – ha nominato assessore in giunta il nipote di Sandro. Si chiama Cesare Loizzo, “giovane promettent
e”, dicono nelle frazioni di Rende. Pare che l’attuale sindaco lo abbia nominato in autonomia non perché sia nipote del supremo capo politico ma per via della sua lunga esperienza e delle sue note e acclarate qualità politiche.