Aziende schermate con prestanomi: arresti, indagati e sequestri

Carlomagno

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blitz guardia di finanza CosenzaPer eludere sequestri aziendali avrebbe creato una rete di prestanomi, individuati tra parenti e amici, cui venivano fittiziamente intestate imprese attive nel settore dei supermercati, abbigliamento e della pubblicità. Aziende tutte riconducibili ad Agostino Iacovo, già gravato da precedenti, che stamane è stato arrestato insieme ad altre due persone nell’ambito di una inchiesta condotta dalla Guardia di finanza del comando provinciale di Cosenza e della compagnia di Paola, e coordinata dalla Procura di Paola. Nell’operazione, nome in codice “Camaleonte”, altre 14 persone, unitamente ai tre, sono indagate con l’accusa di aver creato e partecipato ad un’associazione a delinquere al fine di commettere reati contro il patrimonio.

Il provvedimento è stato emesso dal gip presso il Tribunale di Paola Rosamaria Mesiti, su richiesta del Procuratore della Repubblica Pierpaolo Bruni e del pm Teresa Valeria Grieco. Le Fiamme gialle hanno sequestrato 14 società, complessi aziendali, beni immobili, mobili e disponibilità finanziarie per oltre 3 milioni di euro.

Secondo l’accusa, il “dominus” è Agostino Iacovo, il quale attribuiva fittiziamente la titolarità di società e aziende al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniali, evadere imposte, tasse e contributi e truffare soggetti terzi anche attraverso l’autoriciclaggio di somme di denaro.

Al capo e promotore del “progetto”, effettivo titolare dei beni e delle attività, Iacovo, già destinatario di precedente misura restrittiva, è stata applicata la misura della custodia in carcere. Per altre due persone – ritenute partecipi e organizzatori della presunta associazione criminale, che curavano i rapporti tra i diversi soggetti, quelli bancari e la contabilità delle aziende, svolgendo anche la funzione di “prestanome” – sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Il provvedimento cautelare è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari a seguito dello sviluppo delle indagini effettuate dai finanzieri, successivamente all’esecuzione, il 3 marzo 2017, di una prima misura cautelare personale, che aveva portato all’arresto di 3 persone (una custodia in carcere e due arresti domiciliari) ed all’applicazione dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per altri 11 indagati, sempre per intestazione fittizia di aziende; un primo Decreto di sequestro preventivo di 12 società, complessi aziendali, beni e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo pari ad oltre 2 milioni di euro; perquisizioni locali.

Il soggetto effettivo titolare, al fine di evitare il sequestro dei beni illecitamente acquisiti, “scherma” l’investimento patrimoniale e ne attribuisce fittiziamente la titolarità formale dello stesso ad un terzo soggetto, cosiddetti “prestanome”.

Nelle attività imprenditoriali spesso ciò avviene con l’assunzione della qualità di socio occulto di società e la presenza di soci e imprenditori “fittizi” o “prestanome”, il tutto al fine di agevolare una successiva circolazione dei beni nel tessuto finanziario, economico e produttivo ed evitare che l’emergere della illecita ricchezza consenta l’applicazione di misure patrimoniali e quindi il sequestro e la confisca dei beni.

In questa seconda fase delle investigazioni sono state accertate anche condotte di autoriciclaggio, commesse da due degli odierni arrestati, per importi superiori a 100.000 euro, profitto dei reati di intestazione fittizia.

La predetta somma è stata autoriciclata, attraverso una serie di movimentazioni finanziarie confluite nei conti correnti di altre società, sempre intestate a prestanome e di proprietà di Agostino Iacovo. Per tali motivi, su disposizione del Gip presso il Tribunale di Paola, sono state ulteriormente sottoposte a sequestro le quote sociali di due società; complessi aziendali, beni immobili, mobili, autovetture e disponibilità finanziarie riferiti alle suddette persone giuridiche; beni e disponibilità finanziarie riconducibili alle persone indagate, per un valore complessivo pari ad circa 1 milioni di euro.

Le indagini effettuate dalle Fiamme Gialle, comprensive della prima e della seconda fase, hanno consentito di ricostruire la storia societaria e finanziaria di n. 14 imprese attive nei seguenti settori: Supermercati, Abbigliamento e Pubblicità, tutte riconducibili al “dominus” – di fatto di proprietario e gestore, attraverso compiacenti prestanome legati da vincoli di parentela, di amicizia e pregressi rapporti di lavoro.

Le attività commerciali venivano avviate ed operavano di fatto per uno o due anni, durante i quali però contraevano ingenti debiti nei confronti di fornitori e, soprattutto, dell’Erario, per poi essere abbandonate, poste in liquidazione o dichiarate fallite. I complessi aziendali, quindi, venivano ceduti ad altri soggetti economici di nuova costituzione, sempre riconducibili all‘effettivo titolare, attraverso i prestanome.

Il notevole flusso di denaro generato – soprattutto contante – serviva per finanziare la “catena delle diverse attività”, producendo ulteriore ricchezza “illecita”, condizionante il tessuto finanziario, economico e produttivo.

Complessivamente, al termine delle indagini, dirette e coordinate da un gruppo di lavoro composto da Pubblici Ministeri che lavorano anche per il contrasto agli illeciti arricchimenti patrimoniali, sinergicamente ad altri gruppi che si occupano rispettivamente di reati contro la Pubblica Amministrazione ed in materia Ambientale, sono state applicate 17 misure cautelari personali e disposti sequestri preventivi nei confronti degli indagati, aventi ad oggetto 14 società, complessi aziendali, beni immobili, mobili registrati e disponibilità finanziarie per oltre 3 milioni di euro.