Denise morta annegata. Spinta sott’acqua dalle correnti. Il salvagente trappola mortale?

Eseguita l'autopsia sulla salma di Denise Galatà. I medici legali hanno trovato acqua nei polmoni della povera ragazza. L'ipotesi è che la studente sia morta subito dopo lo sbalzo nel fiume. Le forti correnti e i vortici del fiume l'hanno trascinata giù e il giubbotto salvagente è rimasto incagliato tra rocce sporgenti e arbusti. Dieci gli indagati

Carlomagno

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Le fasi del recupero della salma di Denise Galatà, nel riquadro

È morta per annegamento Denise Galatà, la studente diciottenne finita martedì scorso nelle acque del fiume Lao, a Laino Borgo, sul Pollino, mentre faceva rafting insieme ad un gruppo di compagni e professori del liceo statale “Rechichi” di Polistena, in provincia di Reggio Calabria, con i quali era in gita scolastica.

Lo ha stabilito l’autopsia eseguita sul corpo della ragazza nell’ospedale di Corigliano-Rossano su disposizione della Procura della Repubblica di Castrovillari, che ha aperto un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità per la morte della giovane. Per refertare l’annegamento, morte per asfissia, i medici hanno trovato acqua nei polmoni. Pare le siano state trovate anche una gamba e un braccio fratturati.

L’esame autoptico è stato effettuato dall’anatomopatologo Biagio Solarino, dell’università di Bari. All’autopsia ha preso parte anche Giuseppe Maurelli, perito di parte nominato dal sindaco di Laino Borgo, Mariangelina Russo, indagata nell’inchiesta insieme ad altre 9 persone.

Si tratta del presidente e del vicepresidente del “Canoa club Lao Pollino”, la società sportiva che gestisce l’attività di rafting sul fiume Lao (già sotto sequestro), Giuseppe Cosenza e Riccardo D’Onofrio, e delle guide Raffaele e Luigi Cosenza, Giampiero Bellavita, Gabriel Alacom Correa, Raffaele De Mare, Francesco De Stefano e Camila Andrea Ortegallancafio. Indagati, va sottolineato, non colpevoli fino ad un eventuale terzo grado di giudizio in un eventuale processo. L’ipotesi di reato contestata dalla Procura di Castrovillari guidata dal procuratore Alessandro D’Alessio, è di omicidio colposo.

Si attende adesso che la salma di Denise Galatà venga consegnata ai familiari della ragazza per la celebrazione dei funerali, che potrebbero svolgersi dopodomani, domenica 4 Giugno. Per il giorno delle esequie le Amministrazioni comunali di Rizziconi, dove la giovane risiedeva, e di Polistena, il comune in cui andava a scuola, hanno proclamato il lutto cittadino.

Alla luce dell’esame autoptico si può ipotizzare che Denise Galatà potrebbe essere morta annegata dopo pochi minuti dallo sbalzo nelle acque impetuose del fiume Lao, gonfio dalle piogge dei giorni precedenti l’escursione, quindi già nel primo pomeriggio del 30 Maggio.

Il giorno dopo, il 31 Maggio, con un massiccio dispiegamento di soccorsi, il corpo senza vita della ragazza è stato rinvenuto, dopo 24 ore, dai sommozzatori dei vigili del fuoco a qualche metro di profondità e a breve distanza dal luogo dell’incidente.

A quanto risulta, pare che la vittima fosse incagliata sott’acqua tra grossi massi adagiati nell’alveo del Lao e vari arbusti. Le fortissimi correnti evidentemente l’hanno trascinata subito giù nei vortici del fiume, e subito sbattuta violentemente contro le grosse pietre nel fondale. Ipotesi che collima con le testimonianze dei colleghi superstiti che hanno raccontato di aver visto gli altri studenti e docenti, recuperati, ma non Denise che evidentemente era stata inghiottita nell’immediatezza o quasi.

Probabilmente la povera Denise ha tentato di tutto per riemergere, ma purtroppo non ce l’ha fatta, nonostante il giubbotto di salvataggio (che ha delle fasce di allaccio molto resistenti) che con ogni probabilità è rimasto incagliato nelle sporgenze di rocce e alberi sott’acqua. Se fosse riuscita a sganciare il giubbotto, sapendo nuotare, sarebbe riemersa e forse si sarebbe salvata. Un giubbotto che, paradossalmente, è stato la sua trappola mortale.

Il video del recupero del corpo di Denise