Dramma nel Cosentino, si è suicidato agente della Polizia penitenziaria

Carlomagno

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Tragedia a pochi chilometri di Cosenza dove un assistente capo della Polizia penitenziaria libero dal servizio si è suicidato per motivi ancora ignoti nella sua abitazione. E’ successo sabato mattina a Mangone, centro del Savuto cosentino. La vittima, M.P., di 57 anni, lavorava presso il carcere “Sergio Cosmai” di Viale Mancini, nel capoluogo bruzio.

Da accertare ancora dinamica e movente dell’estremo gesto. Sul posto, per i rilievi, si sono recati i carabinieri della compagnia di Rogliano e del Comando provinciale bruzio oltre al magistrato di turno presso la Procura di Cosenza. Una notizia che ha lasciato increduli quanti lo conoscevano in paese e al lavoro. L’uomo, che lascia moglie e due figli, avrebbe usato la pistola d’ordinanza.

Sulla vicenda è intervenuto il Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), attraverso il segretario generale aggiunto Giovanni Battista Durante e il segretario regionale della Calabria Francesco Ciccone. “E’ una notizia – aggiungono Durante e Ciccone – che sconvolge tutti noi. L’uomo, padre di due figli, lavorava nel servizio a turno ed era stato anche aggredito alcuni anni fa. Si disconoscono le motivazioni del gesto estremo al momento e sono ovviamente in corso i doverosi accertamenti”.

Sulla vicenda interviene anche Donato Capece, segretario generale del Sappe, che ricorda “come quello dei poliziotti penitenziari suicidi è un dramma che va avanti da troppo tempo senza segnali concreti di attenzione da parte del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria». Capece, premesso che «allo stato sono in corso accertamenti sulle ragioni del tragico gesto”, rileva che “i poliziotti penitenziari sono lasciati abbandonati a loro stessi, mentre invece avrebbe bisogno evidentemente di uno strumento di aiuto e di sostegno. Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del personale di Polizia penitenziaria. Come anche hanno evidenziato autorevoli esperti del settore, è necessario strutturare quanto prima un’apposita direzione medica della Polizia penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria. Qui servono azioni concrete sui temi dello stress psico-fisico degli appartenenti al Corpo”.