Grande flop del referendum. Il quorum del 50% non è stato raggiunto. Quando sono state scrutinate 51.925 su 61.591 sezioni (ore 15:50) la percentuale raggiunta è del 30,1%. Ieri sera alle ore 23 l’affluenza è stata del 22,7 percento. Impossibile avvicinarsi al 40%, figurarsi alla metà più uno degli aventi diritto.
Il dilagante astensionismo, sponsorizzato e cavalcato da governo e centrodestra, ha invalidato così il test abrogativo di alcune leggi sul lavoro varate dal Pd, allora guidato dall’ex premier Renzi quando era segretario dem. Su tutti il Jobs Act e l’abolizione dell’Art. 18.
Leggi che resero più stringenti le norme di precarizzazione sul lavoro della cosiddetta Legge Biagi, introdotta nel 2003 dal governo di centrodestra allora guidato dal premier Berlusconi, sull’onda emotiva dell’omicidio del giuslavorista Marco Biagi, ucciso dalle Br a Bologna nel marzo 2002.
Un variegata area politica, quella di sinistra, che ha poi proposto, supportata dai sindacati, l’abrogazione delle norme votate da loro stessi anni fa, in contrapposizione con le politiche del “rottamatore”, a quei tempi dominus dei democratici.
Nel proporre i quattro quesiti, partiti e sigle sindacali avevano infilato anche quello sulla cittadinanza che proponeva il dimezzamento da dieci a 5 anni il limite per richiedere di essere cittadino italiano; secondo il centrodestra – che ha invitato all’astensione o a votare no -, quel quesito era una “sponda” di regolarizzazione a favore circa 2,5 milioni di immigrati presenti sul territorio nazionale.
Oltre ai dati dell’affluenza in tutto il paese si procederà con lo spoglio delle schede da cui emerge la volontà degli elettori votanti sui quesiti. Questi dati, tuttavia, non modificheranno il quadro normativo su lavoro e cittadinanza. Il referendum è fallito.