Ergastolo per Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone. E’ il verdetto emesso al termine della camera di consiglio, iniziata stamattina, dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria a conclusione del processo ‘Ndrangheta stragista.
Confermata dunque, anche in appello, la sentenza di primo grado emessa dalla Corte d’Assise nel luglio 2020. Nelle settimane scorse, durante la requisitoria, il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo aveva chiesto la condanna all’ergastolo per entrambi gli imputati.
E’ durata 7 ore la camera di consiglio che ha confermato la sentenza del primo grado all’ergastolo per Giuseppe Graviano, il boss di Brancaccio, e Rocco Santo Filippone, ritenuto esponente della cosca Piromalli.
Entrambi sono stati condannati al carcere a vita per l’omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo rientrante nelle cosiddette stragi continentali che hanno insanguinato il Paese nella prima metà degli anni ’90. È questa la tesi della Dda di Reggio Calabria guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri. La Corte d’Assise d’Appello, presieduta da Bruno Muscolo Campagna) ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo secondo cui “Filippone Rocco Santo e Graviano Giuseppe sono colpevoli di tutti i reati a loro ascritti, oltre ogni ragionevole dubbio”.
Assieme al sostituto procuratore Walter Ignazitto, il pg Lombardo ha istruito il processo chiedendo la riapertura dell’istruttoria dibattimentale. In quasi due anni di udienze sono stati sentiti, oltre al commissario capo della Dia Michelangelo Di Stefano, diversi collaboratori di giustizia come Girolamo Bruzzese e Marcello Fondacaro.
La sentenza sarebbe dovuta arrivare il 10 marzo ma quel giorno è stata invece acquisita un’intercettazione registrata dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta “Hybris” in cui un indagato, Francesco Adornato, ha rivelato a un altro soggetto alcuni dettagli circa una riunione avvenuta a Nicotera dove le famiglie mafiose calabresi hanno dato la loro disponibilità a Cosa nostra per partecipare alle stragi. Le ragioni della condanna si conosceranno entro 90 giorni quando i giudici di piazza Castello depositeranno le motivazioni della sentenza. (ansa)