Ci vorrà del tempo, almeno sei mesi, affinché Giacomo Mancini jr possa entrare a far parte del Consiglio regionale della Calabria al posto di Fausto Orsomarso, risultato eletto alla Camera nel listino di Fratelli d’Italia nella circoscrizione “Calabria 2” Catanzaro-Vibo-Gioia-Reggio. Il neo deputato, che non ce l’ha fatta nella sua circoscrizione cosentina, prenderà il posto di Wanda Ferro, già eletta nell’uninominale di Vibo Valentia.
Orsomarso ci ha fatto sapere che non si dimetterà prima dall’astronave, seguendo così la linea di Wanda Ferro, in quanto vuole come lei “incalzare” fino all’ultimo giorno il presidente Mario Oliverio a dare seguito agli impegni presi con i calabresi. Sia la Ferro che Orsomarso, va detto, non percepiranno la doppia indennità, ma è per così dire un modo per “allungare” la loro legislatura in consiglio regionale e cacciarsi qualche sassolino dalle scarpe…
In passato lo hanno fatto anche altri politici, i quali eletti poi a Montecitorio o al Senato hanno mantenuto la poltrona fino all’ultimo nell’assemblea calabrese. La legge consente un massimo di 180 giorni per esprimere la cosiddetta “opzione”.
Se da una parte la scelta di voler restare fino all’ultimo è motivata da appigli politici, dall’altra viene spesso assunta per questioni che sono ma soprattutto personali. L’ex deputato del Pd Franco Laratta, eletto per la seconda volta col porcellum nel 2008, fece “soffrire” fino all’ultimo Stefania Covello, Pd, che ha ottenuto lo scranno regionale in zona cesarini. I due pare fossero “politicamente” in rotta di collisione già ai tempi della Margherita.
Nel caso di Orsomarso, non è un mistero che con Mancini abbia troncato i rapporti dopo averlo “sponsorizzato” nel 2010 per fare l’assessore regionale della giunta di Scopelliti. Una scelta “infelice”, ammette lui stesso, di cui sembra sia da tempo “pentito”. Mancini nel 2014 era risultato primo dei non eletti per Forza Italia, oggi invece col Pd, è stato trombato nel collegio uninominale di Cosenza e sperava in un ripescaggio del suo ex amico.
Tuttavia resta un altro elemento che oggi porterebbe sia Ferro che Orsomarso a mantenere il doppio incarico per 6 mesi, e cioè l’incertezza sulle sorti della legislatura nascente che potrebbe abortire appena concepita, se è vera l’ipotesi che circola di un imminente (ma improbabile) ritorno alle urne. In questo caso sempre meglio mantenersi in “equilibrio”, con un piede alla Camera, l’altro a palazzo Campanella. Non si sa mai…