Erano i “furbetti dell’indennità”, o meglio della “gettonopoli” messinese. Alcuni consiglieri firmavano per collezionare i gettoni di presenza e poi andavano via senza partecipare alle sedute. Ma sono stati sgamati dalla Digos che, su provvedimento del gip richiesto dalla locale procura, ha eseguito stamane 12 ordinanze cautelari per altrettanti consiglieri Comunali di Messina.
In tutto sono 22 gli indagati. I reati contestati sono truffa aggravata, falso ideologico e abuso d’ufficio. I politici, secondo quanto accertato, si recavano nelle commissioni per prendersi solo il gettone di presenza. I provvedimenti emessi obbliga i politici a presentarsi dai vigili per firmare prima e dopo le sedute.
Si tratta dei consiglieri comunali di Messina Carlo Abbate, Pietro Adamo, Pio Amodeo, Angelo Burrascano, Giovanna Crifò, Nicola Salvatore Crisafi, Nicola Cucinotta, Carmela David, Paolo David, Fabrizio Sottile, Benedetto Vaccarino e Daniele Santi Zuccarello.
Altri dieci consiglieri risultano indagati per gli stessi reati. Sono Elvira Amata, Nino Carreri, Andrea Consolo, Pippo De Leo, Nino Interdonato, Nina Lo Presti, Francesco Pagano, Giuseppe Santalco, Santi Sorrenti e Pippo Trischitta.
Dalle indagini, avviate nel novembre 2014, è emerso che ciascun consigliere comunale di Messina è componente di almeno 6 commissioni ed ognuno, in teoria, potrebbe raggiungere il massimo di 24 presenze mensili. In realtà ciascun consigliere tendeva a massimizzare i gettoni di presenza utilizzando vari sotterfugi per comprovare la propria partecipazione alle sedute delle commissioni consiliari permanenti.
VIDEO
Nel corso dell’indagine, effettuata anche mediante intercettazioni video e ambientali, è emerso che quanto riportato nei verbali delle commissioni era il frutto di una studiata condotta finalizzata ad aggirare il problema della presenza effettiva del consigliere, alla quale è subordinata l’erogazione del gettone di presenza. Gli investigatori hanno accertato che, in alcuni casi, i consiglieri intervenivano nel corso della seduta per il tempo strettamente necessario a firmare, e quindi per ottenere ugualmente il gettone di presenza.
IL SINDACO DI MESSINA ACCORINTI: “GESTI DA CONDANNARE”
“Mi spiace per quanto successo, ma non cavalcherò questa situazione la vendetta non è nella mia concezione umana e politica. Certo queste cose non dovrebbero mai accadere e vanno condannate”. Il sindaco di Messina, Renato Accorinti commenta così l’inchiesta “gettonopoli” culminata con 12 ordinanze di obbligo di firma per altrettanti consiglieri comunali.
“Chi fa politica – aggiunge Accorinti – deve essere di esempio per gli altri, questi comportamenti sono inconcepibili. Ritengo che la città che soffre già per altri problemi (non ultimo il problema dell’emergenza idrica, ndr) debba avere una classe politica capace. Spero si faccia chiarezza chi ha sbagliato deve pagare. Non voglio però sparare nel mucchio. Mi piacerebbe facessimo tutti un percorso insieme per il bene comune altrimenti i cittadini si allontanano dalla politica”.