I voti dei clan per far eleggere Franco Talarico nel 2018. Le intercettazioni

Carlomagno

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Franco Talarico

Per le elezioni politiche del 4 marzo 2018 il segretario regionale dell’Udc Franco Talarico si candidò alla Camera dei deputati nel collegio plurinominale Calabria 2, Reggio Calabria. Per circa 1500 voti Talarico non ce la fece a diventare deputato. Sostenuto dal centrodestra (FI, FdI, Lega e Udc) racimolò 44.480 voti pari al 35,35%. Tanti voti, sì, anche in un “territorio” non suo (lui è di Lamezia), ma non sufficienti per entrare a Montecitorio. Quel collegio è stato vinto per una manciata di voti dalla grillina Federica Dieni che venne eletta con 45.997 voti pari al 36,55%.

Una candidatura, quella di Franco Talarico, arrestato ieri nell’operazione “Basso profilo”, che secondo gli inquirenti della Dda di Catanzaro è stata influenzata dalle cosche reggine che gli avrebbero portato in dote migliaia di voti in cambio della sua “disponibilità” a ripagare il sostegno elettorale. E poco importa se sia stato eletto o no. Per la legislazione antimafia è sufficiente il supporto (anche minimo) dei clan per beccarsi un’accusa così pesante: scambio elettorale politico mafioso.

Scrive infatti la Dda nella richiesta al gip: “…Purtuttavia per una manciata di voti il Talarico non riusciva a prevalere sulla candidata del MSS Federica Dieni che veniva proclamata deputato 356. Si consideri sul punto che in quel periodo storico forte era l’appeal elettorale del Movimento 55 che aveva ottenuto un significativo risultato nel centro sud. Nonostante ciò, il TALARICO, esponente estraneo al territorio reggino, riusciva a ottenere un consistente pacchetto di voti, non aggiudicandosi la competizione finale per poco, segno questo che l’apporto assicurato dal GALLO aveva sortito comunque un effetto importante”.

Il maggior supporter del candidato lametino era stato l’imprenditore Antonio Gallo che nel reggino vantava amicizie importanti con i clan Tegano/De Stefano. Sarebbe stato Tommaso Brutto, consigliere comunale a Catanzaro, a farli incontrare.

Secondo l’accusa, Talarico avrebbe offerto il suo appoggio, in cambio di un consistente pacchetto di voti, per introdurre Antonio Gallo e Antonino Pirrello (cugino di Pietro, già coinvolto nell’inchiesta Alchemia, ndr) in ambienti politico istituzionali nazionali, in particolare presentando i due e i Brutto a Lorenzo CESA, il quale avrebbe appoggiato loro per ottenere appalti presso enti pubblici e società in house nei settori di rispettiva competenza (fornitura di presidi antinfortunistici e servizio di pulizie) e manifestando
un incondizionato e duraturo appoggio nella prospettiva di nuove consultazioni elettorali.

In alcune conversazioni captate nell’ottobre 2017, si legge nell’ordinanza del gip Alfredo Ferraro, Talarico ha incontrato Tommaso e Saverio Brutto presso l’abitazione di questi ultimi. Il dialogo riportato offre – secondo l’accusa – “vigorosi elementi indiziari in merito al coinvolgimento di tutti gli indagati nel delitto contestato (voto di scambio politico mafioso).

Infatti, lo stesso Saverio (Brutto, figlio di Tommaso, ndr) apriva la conversazione sottolineando l’importanza, per il Talarico e per il suo successo elettorale, che fosse coinvolto anche l’imprenditore Antonio Gallo, l’uomo attorno a cui ruota tutta l’inchiesta della Dda.

Padre e e figlio agivano all’unisono e in perfetta sinergia, e Talarico era ben contento mostrandosi non solo entusiasta delle proposte dei Brutto, ma essendo lui stesso propositivo con i suoi interlocutori. E così, del resto, si trovavano a parlare in maniera esplicita di contatti da trovare, delle capacità del Gallo (definito dal Talarico un ‘generoso’), delle percentuali che sarebbero spettate a ciascuno.

Saverio BRUTTO: Fra, per la campagna elettorale dobbiamo stringere bene ad ANTONIO!
(GALLO ndr)
Franco TAIARICO: ANTONIO chi?
Saverio BRUTTO: quel ragazzo che ho l’attività insieme in Albania … che è un …
omissis
Saverio BRUTTO: .. che ha assai agganci Fra’
Franco TALARICO .. e ho visto … ed è pure informato eh
Tommaso BRUTTO: e questo ti serve m tutti i sensi Francù… economicamente… NELLA
CAMPAGNA ELETTORALE … si muove, non è che dici che è uno che si tira indietro … Solo che dobbiamo vedere come cazzo possiamo fare che CESA gli fa chiudere qualche cazzo di cosa … hai capito?
Franco TALARICO: … uhm … omissis …
Saverio BRUTTO: pure che gli prende un appuntamento con LOTITO, capito! Fra’..
Franco TALARICO: … allora …
Tommaso BRUTTO: che ma parli con LOTITO mica è facile!
Saverio BRUTTO: … cioè se se hai un aggancio importante …”. 

L’incontro romano del 16 gennaio 2018 – annotano gli inquirenti – rappresenta uno dei principali momenti di concretizzazione della condotta di scambio elettorale politico-mafioso. I soggetti che vi partecipavano erano Francesco Talarico, Antonio Gallo, Natale Errigo (consulente di Invitalia imparentato con i Tegano/De Stefano, ndr) e Antonino Pirrello. In tale incontro venivano chiariti i termini della collaborazione, emblematicamente riassunti da Errigo richiamando il principio del do ut des. Gallo, poi, ne approfittava per chiedere entrature in una società in house della Regione Lazio (Lazio Innova).

Errigo intendeva anche esaltare le loro capacità di fronte al Talarico, facendo presente
l’importanza del loro apporto nei confronti del Caridi (noi siamo completamente…siamo il
gruppo che seguiva Antonio (CARIDI ndr) dappertutto, andavamo … cioè per dirne una … andammo anche al compleanno di Berlusconi eh … ‘), e il Pirrello incalzava dicendo: “allora guarda Francesco … io non chiedo nè posti di lavoro né niente, pero un minimo di attenzione quando … non è che uno deve fare .. .per essere ricevuto… questo… io ho due fratelli, tutti e due sistemati, lavorano io parlo chiaro, sono molto esplicito … “.

 
LA RIUNIONE DEL 31 GENNAIO 2018 A REGGIO CALABRIA
Dalle intercettazioni telefoniche e dai servizi di osservazione risulta che in data 31 ottobre 2018 avveniva presso il Gran Caffè di Reggio Calabria un incontro (programmato già il giorno prima per come emerso dalla captazione della conversazione tra l’Errigo e il Gallo, nel corso della quale, tra l’altro, il primo riferiva al secondo della conferma della candidatura del Talarico) tra Francesco Talarico, Antonio Gallo, Natale Errigo, e Antonino Pirrello.

Durante la riunione si condividevano le strategie: il ricorso al Bruno (che avrebbe assicurato una marea di voti); la richiesta di aiuto a Giglio Glenda (considerata l’amante di Antonio Gallo); la proposta di avvicinare Tripodi Pasquale, imprenditore reggino, che in cambio avrebbe “solo” (!) chiesto un incarico politico per la moglie.
Tale ultimo punto, peraltro, manifesta il grado di confidenza raggiunto tra gli interlocutori: il Pirrello era sicuro che non avrebbe suscitato alcuno stupore o reazione nel Talarico nonostante l’anticipazione della richiesta di assumere una persona che non ha neanche mai visto.

Gallo, da parte sua, chiariva ciò che voleva in cambio: “…noi ti diamo … tutta la mano del
mondo … due (mani) … soldi non ce ne servono … che ne abbiamo … grazie a Dio lavoriamo … che ne abbiamo … stiamo bene … però ci serve un REFERENTE. .. se abbiamo bisogno di qualcosa … non vogliamo né imbrogli … sia chiaro … UN PUNTO DI RIFERIMENTO … illeciti non ce ne servono … a nessuno … però ci serve a volte… UN’ENTRATURA … una presentazione … “.

Scrivono ancora i magistrati: Nonostante l’arguta scelta di parole adoperate dal Gallo per formulare la sua richiesta al politico in cambio di voti, e nonostante il “chiarimento” offerto dal Pirrello, risulta chiara l’illiceità di quanto chiesto: un politico con ruolo istituzionale che gli avrebbe garantito un’entratura/referenza, chiaramente illecita, intesa come contatti a livello nazionale, e “raccomandazioni” in gare d’appalto e in contatti istituzionali (come del resto avveniva quando Caridi era senatore, così come dal Gallo raccontato).

Tale conclusione viene confermata anche dal successivo incontro del 7 Febbraio 2018 tra il Gallo e l’Errigo, nel corso del quale il secondo specificava, senza mezzi termini, ciò che si aspettava dal Talarico una volta eletto (”allora io ti dico subito quelle che sono le mie necessità … [. . .] Antonio … ci fa comodo in tutto … a te ma anche a me … a tutti fa comodo avere una .. bravo … uno un problema va e parla … perché … io ho necessità di avere un punto di riferimento … perché ti dico subito che cosa ho … che sa che cosa MI DEVE DARE qui dovrebbe dare Franco Talarico qua … o … un incarico in un organismo di vigilanza … di una società, che è compatibile … ho tutti i requisiti … 7-8000 … 9000 euro all’anno’), per poi decantare la sua forza nel reperire voti per il Talarico, confermare ciò che si aspetta dal Talarico una volta eletto, e anticipare ciò che farà qualora le sue aspettative dovessero essere deluse (”che voti ho? tutta la mia famiglia Antonio … gli
amici stretti … ad Archi (quartiere di Reggio roccaforte dei De Stefano) sabato mattina prima di andare a votare andiamo da Franco Talarico … io posso garantirti … e ti dico pure i nomi delle sezioni … ad Archi  dove io non parlo né di 100 né di 500,  la mia famiglia, ci muoviamo sempre in trenta quaranta … onestamente … poi possiamo stare qui a dirci tutto quello che vogliamo … io quando mi viene nella testa, mi gira nella testa chiamo a questo e mi presento mi ha dato il numero Franco Talarico … quando mi gira, quando mi pare a n/8 … nel frattempo prendo l’impegno personale di appoggiare tutto quello che gira su Franco Talarico … come non ci (a quello che ci deve fare … io vengo da te … io vengo da te … ‘).

La consapevolezza da parte del Talarico circa la controprestazione che l’Errigo, il Gallo e il
Pirrello si aspettavano da lui in cambio dei voti è pacifica: non solo lui era presente nel corso della riunione romana, ma il Gallo specificava all’Errigo di aver ricordato al Talarico di onorare i suoi impegni: “io gli ho detto … (a Franco Talarico) vedi che io mi sto esponendo a Reggio … non vedere che vinci e ti dimentichi … che prendono e ammazzano me’: Tale avvertimento, peraltro, evoca anche il tipo di ambienti che sono stati compulsati per i voti, e cioè ambienti ‘ndranghetisti.

1/Continua