La piena del Crati ha distrutto ettari di agrumeto

Carlomagno

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Esondazione Fiume Crati
Un metro e mezzo d’acqua tra gli alberi di Clementine

L’Italia produce ogni anno 550.000 tonnellate di clementine, di cui circa 363.000, pari al 66%, in Calabria. La piana di Sibari, investita martedì notte dalla piena del fiume Crati, che ha rotto gli argini nel territorio di Corigliano-Rossano, ne garantisce 250.000, grazie ai suoi 10.000 ettari di agrumeto.

La produzione delle clementine, un frutto nato dall’ibridazione dell’arancio con il mandarino, nella Sibaritide, è radicata dagli anni Cinquanta, fino a diventare un punto di forza dell’economia calabrese. Seimila aziende, con i loro circa 3.000 addetti, sono ora in ginocchio. Un metro e mezzo d’acqua ha sommerso oltre 1.000 ettari di coltivazioni ed oltre un migliaio fra ovini e bovini, soprattutto pecore, sono morti annegati.

Un migliaio di persone abita nella zona maggiormente colpita e solo grazie al passaparola fra di loro si è evitata l’ennesima strage, come quella provocata il 16 agosto scorso dalla piena del Raganello, che ha fatto 10 morti sul Pollino, o più recentemente, dai fiumi straripati nell’area industriale di Lamezia Terme, dove è morta una mamma con i suoi figli, sorpresi dall’acqua e dal fango mentre erano in auto la sera del 4 ottobre scorso.

“Con la crisi già in atto a causa del maltempo di queste settimane – dice Alessandro Piluso, referente della Coldiretti territoriale – questo ennesimo colpo mette a rischio la produzione. Servono interventi immediati – dice – perché oltre alle aziende hanno subito danni molte case. Una sola azienda ha perso oltre 400 capi di bestiame, ma la cosa più grave è che con l’allerta meteo in atto ed il fiume in piena, nessun ha avvertito la cittadinanza.

Anzi – spiega – sono stati proprio i cittadini ad avvisarsi l’un l’altro del pericolo incombente. Il prodotto sta marcendo e la campagna agrumicola quest’anno è seriamente compromessa”. La gravità della situazione per tutto il comprensorio, del resto, è testimoniata dalle recenti esondazioni dello stesso fiume Crati, che ha allagato anche la vasta area archeologica di Sibari, dove restano le vestigia dell’antica e fiorente colonia greca. Un pericolo costante, quindi, che ancora una volta è stato sottovalutato dalle istituzioni.