Sciolto per infiltrazioni mafiose il Comune di Rende

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)
La sede del comune di Rende

Il Comune di Rende è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Lo ha deliberato ieri sera il Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

La gestione del Comune, “per la durata di diciotto mesi, sarà affidata ad una Commissione straordinaria, ai sensi dell’articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267″, recita il comunicato di Palazzo Chigi.

Lo scioglimento per infiltrazioni mafiose è stato disposto in conseguenza degli esiti del lavoro svolto dalla Commissione di accesso antimafia, nominata nei mesi scorsi dal prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, e composta dal prefetto a riposo Antonio Reppucci, dal vice questore aggiunto Giuseppe Zanfini, dirigente del Commissariato di Ps di Paola, e dal tenente colonnello dei carabinieri Dario Pini, comandante del Reparto operativo del Comando provinciale dell’Arma bruzia.

L’accesso era stato stabilito a seguito del coinvolgimento del sindaco, Marcello Manna e dell’ex assessore ai lavori pubblici, Pino Munno, nell’inchiesta denominata “Reset” condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, contro le cosche della ‘ndrangheta attive nell’area urbana di Cosenza e culminata il 1 settembre 2022 con oltre duecento arresti, tra cui Manna e due assessori di Rende e Cosenza.

Manna – nei guai anche in altre inchieste (Malarintha e Genesi) -, nell’indagine “Reset” era stato accusato di scambio elettorale politico-mafioso nell’ambito dell’inchiesta sulle cosche di ‘ndrangheta del cosentino ed in particolare di avere tenuto rapporti con esponenti delle ‘ndrine che avrebbero favorito la sua elezione del 2019.