‘Ndrangheta, luce sull’omicidio di Massimo Vona. 12 arresti, tra cui mandante ed esecutore

L'allevatore fu attirato in una trappola e poi ucciso con almeno due colpi di arma da fuoco. Il cadavere non è mai stato ritrovato. Delineata la riorganizzazione della Locale di Petilia.

Carlomagno

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Massimo Vona
La vittima, Massimo Vona

Dopo due anni è svolta nelle indagini sull’omicidio di Massimo Vona, l’allevatore 44enne fatto sparire e ucciso a Petilia Policastro nel 2018. Stamane a Petilia e Bussolengo (Verona), i Carabinieri del comando provinciale di Crotone hanno dato esecuzione a un decreto di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nei confronti di 12 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, l’omicidio di Massimo Vona, estorsioni, usura, delitti in materia di armi, furti, danneggiamenti seguiti da incendio, tutti aggravati dal metodo mafioso.

L’automobile di Massimo Vona, una Fiat Punto, fu ritrovata dai carabinieri completamente bruciata l’8 novembre 2018 in una strada sterrata in località “Castelluccio”. L’uomo aveva fatto perdere le tracce il 30 ottobre 2018. L’uomo, con qualche precedente datato, uscì di casa intorno alle 14 di quel giorno riferendo alla moglie di dover incontrare una persona e che doveva poi raggiungere, a bordo della sua auto, il suo allevamento alla periferia del paese, ma dal suo gregge Vona non è mai arrivato.

Questi gli indagati dalla Dda: Domenico Bruno, di 49 anni, di Petilia Policastro; Giacinto Castagnino, (31enne di Petilia); Massimo Cosco, (40, di Pagliarelle, frazione di Petilia); Giuseppe Garofalo, (35, Pagliarelle); Mario Garofalo, (45,  Pagliarelle); Alessandro Gelfo, (31, Crotone); Antonio Gelfo, (58 anni, Cotronei); Pierluigi Ierardi, (29, Petilia); Ivano Mirabelli, (48, Pagliarelle); Tommaso Rizzuti, (39, Cotronei); Francesco Scalise, (34, Petilia) e Oreste Vona, 46enne di Cotronei.

Tra loro ci sono uno degli esecutori materiale e il mandante dell’omicidio di Massimo Vona. Altri esecutori sono allo stato ignoti.

Massimo Vona con un pretesto attirato in una trappola mortale
Il 30 ottobre 2018, la vittima – scrive la Dda – dopo essere stata attirata presso un’azienda agricola sita in località “Scardiato” di Petilia Policastro, con il falso pretesto di “consegnargli” i responsabili dell’incendio appiccato nell’anno 2016 in danno del suo capannone, sarebbe stata uccisa, con almeno due colpi di arma da fuoco, dall’assassino che lo attendeva unitamente ad altri soggetti allo stato sconosciuti.

I responsabili avrebbero quindi proceduto all’eliminazione fisica del cadavere, che, infatti, non è mai stato ritrovato. L’8 novembre 2018, in località Scavino di Petilia Policastro, i carabinieri hanno rinvenuto solo la carcassa dell’autovettura dell’allevatore scomparso, completamente distrutta dalle fiamme e abbandonata in una stradina interpoderale a servizio di alcuni appezzamenti di terreno coltivati ad uliveti.

GLI ULTIMI ISTANTI IN VITA DI MASSIMO VONA


La pervasività della Locale di ‘Ndrangheta a Petilia Policastro 

Oltre a ricostruire e identificare i presunti autori dell’omicidio di Massimo Vona, gli elementi raccolti nel corso delle indagini hanno consentito di definire la pervasività della Locale di ‘ndrangheta di Petilia Policastro nel territorio dei comuni di Petilia e Cotronei, la quale ha visto una sua riorganizzazione, a partire dall’anno 2014, a seguito di alcune scarcerazioni per fine pena di suoi esponenti di spicco, che hanno determinato una escalation di atti intimidatori sul territorio.

Investigazioni che hanno consentito di individuare e delineare i singoli ruoli dei vari componenti della citata articolazione ‘ndranghetistica, sia con riferimento agli organizzatori delle attività criminali, sia con riguardo ai partecipi, compresi finanche i nuovi adepti a disposizione del reggente con mansioni di autista.

Emersi anche diversi episodi di illecita attività finanziaria e di usura commessi nei confronti di commercianti e liberi professionisti che versavano in difficoltà economiche, nonché sono stati accertati l’identità dei responsabili di estorsioni compiute nei confronti di imprenditori locali attivi soprattutto nel settore turistico in località Trepidò di Cotronei e boschivo nell’area silana. Ricostruiti specifici fatti di danneggiamento e furto per lo più funzionali ad imporre il  “servizio di guardiania” presso villaggi turistici della zona.

L’attività investigativa è stata condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Crotone e dalla Compagnia di Petilia Policastro, e diretta e coordinata dal Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri e dai pm Paolo Sirleo, Domenico Guarascio ePasquale Mandolfino.