A Rende esisteva un sistema gestito da Sandro Principe e dalla cosca Lanzino-Ruà. È la sintesi di oltre due ore di requisitoria del pm della Dda Pierpaolo Bruni, nell’aula bunker del Tribunale di Catanzaro, nel corso dell’udienza preliminare nel procedimento che vede coinvolti l’ex sottosegretario Sandro Principe, altri politici e i presunti boss finiti nell’operazione “Sistema Rende” che vennero arrestati il 23 aprile di un anno fa.
Nell’inchiesta oltre al sottosegretario furono coinvolti l’ex sindaco di Rende, Umberto Bernaudo, l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli (candidato alle regionali del 2014 nella lista “Oliverio presidente”, nella quale ha riportato 4.780 voti) e l’ex consigliere provinciale Pietro Ruffolo. Tra i politici arrestati c’era anche l’ex consigliere e assessore comunale Giuseppe Gagliardi, di 69 anni.
Il provvedimento restrittivo, emesso dal gip del Tribunale di Catanzaro, venne poi notificato in carcere a quattro elementi di spicco della cosca Lanzino-Ruà, Adolfo D’Ambrosio (49), Michele di Puppo (52), Francesco Patitucci (56) e Umberto di Puppo (47). E le manette scattarono pure per Marco Paolo Lento (41). Nel corso della precedente udienza i legali avevano chiesto il rito abbreviato per Mirabelli, Patitucci, Lento e Umberto Di Puppo. Oggi, invece ha preso il via la prima parte della requisitoria del pm che al gup Carè, ha ricostruito tutta l’inchiesta affrontando i singoli capi di imputazione ed evidenziando quelle che sono – a suo dire – le contraddizioni emerse dai provvedimenti del Riesame e della Cassazione che hanno rimesso in libertà gli indagati.
Una disamina dettagliata che proseguirà nella prossima udienza, fissata per il prossimo 16 maggio, quando il pubblico ministero terminerà la requisitoria e farà le sue richieste. Le accuse formulate nei confronti di Principe sono di corruzione elettorale aggravata e concorso esterno in associazione per delinquere di stampo ‘ndranghetista. Per l’ex assessore regionale, i politici e Lento (considerato il trait d’union tra politici e presunti boss) furono disposti gli arresti domiciliari.
Mentre per i quattro esponenti di vertice della cosca “Lanzino-Ruà”, egemone in provincia di Cosenza, era stata disposta la custodia in carcere. L’ex sottosegretario è stato sindaco di Rende, assessore e consigliere regionale della Calabria. I reati contestati a vario titolo sono concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio, corruzione. Nel collegio difensivo ci sono, tra gli altri, gli avvocati Franz Caruso, Franco Sammarco, Francesco Tenuta, Giuseppe Manna, Luigi Gullo, Cesare Badolato, Laura Gaetano, Angelo Pugliese, Gianluca Garritano, Paolo Pisano, Francesco Calabrò. (Il Velino)