Passaporti falsificati per sfuggire alla giustizia o per superare controlli altrimenti impossibili. Aumentano a dismisura i soggetti che tentano quotidianamente di beffare le forze dell’ordine con documenti tarocchi, ma al contempo si sono intensificati i controlli anti terrorismo dopo gli attacchi di Parigi.
Tre siriani con passaporti falsi sono stati arrestati venerdì dalla Polfer ad Ancona, mentre stavano per salire sul treno delle 2:45 per Milano.
Gli extracomunitari hanno detto di essere sbarcati nel porto di Bari nascosti in un container, e di aver comprato i documenti falsi in Turchia, per mille euro. Sono stati processati per direttissima, e hanno patteggiato una condanna ad un anno di reclusione. In corso le procedure per l’espulsione dal territorio nazionale.
Solo tre giorni addietro, la polizia aveva invece arrestato il 25enne pakistano Aslam Temour, mentre si stava imbarcando su un volo di linea Palermo-Parigi, con un passaporto falso.
Al giovane che aveva più volte viaggiato tra la Sicilia e la Francia era stato negato a Pian Del Lago il visto di asilo politico. Grazie al ricorso ad almeno due false identità, Temour, a partire dal 2011, è riuscito a superare i controlli italiani e transalpini, facendo la spola tra Italia e Francia con documenti falsificati.
Anche all’aeroporto di Bergamo Orio al Serio mercoledì erano stati fermati altri due siriani con documenti falsi. Erano diretti a Malta. Ma nei confronti di uno di loro, Alali Faowaw, 30 anni, è scattata un’accusa più grave dopo vari accertamenti. Dovrà rispondere di associazione e arruolamento con finalità di terrorismo, anche internazionale. I due stavano tentando, con passaporti falsi, di imbarcarsi su un volo per La Valletta. Una sua foto con la divisa dell’Isis si è rivelata uno degli elementi fondamentali per le nuove accuse. Inizialmente era indagato solo per i documenti falsi.
A suo carico sono gravi gli indizi di colpevolezza e pericolo di fuga. Sono questi i motivi posti a sostegno del fermo disposto dalla Procura competente di Bergamo.
Secondo gli inquirenti, Faowaz era nell’organico dell’Isis, anche se lui si è giustificato sostenendo che si trattava di una divisa da vigile urbano: “Ero un poliziotto che doveva presidiare un incrocio di Raqqa”, ha detto. Il 30enne ha spiegato che, quando il regime si è instaurato, bisognava iscriversi a specifiche liste per poter lavorare.