Blitz contro i clan nomadi, Gratteri: “Catanzaro liberata da cappa criminale”

Carlomagno

“Una giornata importante per noi Stato e per Catanzaro, è la prima volta che un Gip contesta l’associazione mafiosa a un gruppo di etnia rom a Catanzaro”. Lo ha detto il procuratore della Repubblica, nel corso della conferenza stampa sull’esito dell’operazione, condotta dalla polizia e coordinata dalla Dda, che nella notte ha portato a 62 arresti.

“Sono successi – ha osservato Gratteri – fatti gravi, anche violenti, soprattutto nell’area sud di Catanzaro e in quelle occasioni tutti gridavano ‘dov’è lo Stato, Catanzaro non è controllata ed è abbandonata’. Non potevamo rispondere a queste considerazioni, dette non solo da cittadini ma anche da amministratori pubblici, perché da un anno avevamo un’ordinanza di custodia cautelare ferma, per carenza di organico. La attendevamo di mese in mese, è passato più di un anno ma ora l’abbiamo eseguita. E’ un’inchiesta importante, grazie al lavoro egregio della squadra mobile di Catanzaro, è una indagine di qualità, piena di riscontri, siamo molto tranquilli sulla bontà delle imputazioni. Ringrazio la polizia di Stato perché -ha sostenuto il procuratore- ha dato fondo a tutte le energie sulla città perché era un problema reale per la città di Catanzaro, sulla quale si sentiva una cappa. Dopo aver fatto arresti nel Vibonese, nel Crotonese e nel Cosentino non potevamo permetterci il lusso come Dda di sentire che a 300 metri dalla Procura, praticamente sotto i nostri occhi, avvenivano vessazioni a commercianti, estorsioni, traffico di droga. Sembrava un buco nero e per questo siamo soddisfatti di questa operazione, con la quale -ha concluso Gratteri- pensiamo di aver liberato in gran parte la città di Catanzaro da un’organizzazione che vendeva in modo sistematico la droga, faceva estorsioni, deteneva armi, vessava commercianti e imprenditori”.

Disposti 62 arresti, colpito anche il clan Rom di Cutro

Due associazioni a delinquere finalizzate al traffico di sostanze stupefacenti, principalmente cocaina che operavano nella città di Catanzaro e nel territorio al confine con la provincia di Crotone, compreso Cutro, sono state colpite dall’operazione della Polizia di Stato che ha eseguito questa mattina 62 arrresti. Una delle misure cautelari è stata notificata a un agente della polizia penitenziaria. La struttura criminale ricadente nella città di Catanzaro aveva canali di approvvigionamento dello stupefacente nella provincia di Reggio Calabria e in quella di Crotone, dedicandosi prevalentemente allo spaccio diffuso della droga dall’interno di una abitazione degli indagati, continuamente presidiata e resa sicura da sistemi di videosorveglianza, individuata dal sodalizio come base operativa per la detenzione, l’occultamento, la preparazione, il confezionamento e lo smercio della sostanza stupefacente. La seconda associazione, caratterizzata da una struttura a base familiare, avrebbe operato tra le province di Catanzaro e Crotone, precisamente nel territorio a sud est del capoluogo confinante con i Comuni di Steccato di Cutro e Cutro. L’attività investigativa ha permesso di accertare che l’organizzazione criminale fosse riconducibile a soggetti appartenenti alla comunità di origine Rom, stanziali nella zona sud di Catanzaro, ne ha ricostruito l’organigramma, con i ruoli dei vari associati, nonché le plurime attività illecite poste in essere dagli indagati e i vari settori di operatività, capaci di condizionare le attività economiche della zona. Questa organizzazione che negli ultimi tempi aveva acquisito un’operatività autonoma nella gestione delle attività criminali, affrancandosi dal ruolo, ricoperto in passato, di terminale operativo delle cosche di ‘ndrangheta del crotonese, dunque con la gestione indipendente delle attività estorsive, oltre che delle attività di spaccio di sostanza stupefacente, sul territorio di Catanzaro. Tra le persone raggiunte dal provvedimento cautelare figura anche un appartenente alla Polizia penitenziaria, in servizio presso la casa circondariale di Catanzaro, che si sarebbe reso disponibile nei confronti di alcuni indagati per veicolare messaggi e direttive in entrata ed in uscita dall’istituto penitenziario. Sono stati gli investigatori della squadra Mobile della Questura di Catanzaro a condurre le indagini che hanno portato all’ordinanza a carico di 62 persone – 38 in carcere e 24 agli arresti domiciliari – con le accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa, narcotraffico, estorsione, ricettazione, furto, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, tutti reati per la maggior parte aggravati dal metodo mafioso. Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura distrettuale antimafia del capoluogo, è stato eseguito dagli uomini della squadra Mobile con il coordinamento del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, supportata da personale delle squadre Mobili di varie province calabresi, da pattuglie di diversi Reparti prevenzione crimine, di unità cinofile delle questure di Reggio Calabria e Vibo Valentia e da un elicottero del V reparto volo della Polizia di Stato.

La ‘scalata’ del clan, da subordinato a gruppo autonomo

Da subordinato alle storiche consorterie di ‘ndrangheta a gruppo dotato di autonomia e di pari dignità: è questa l’evoluzione del clan di etnia rom di Catanzaro, protagonista di una ‘scalata’ criminale a colpi di omicidi, estorsioni con il sistema del ‘cavallo di ritorno’ e di un capillare spaccio di droga che inondava di stupefacente la città, compreso il centro storico. A rivelare le nuove dinamiche della criminalità organizzata nel capoluogo della Calabria è stata un’inchiesta della polizia coordinata dalla Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri: 62 arresti a carico di un’organizzazione da tempo attiva nell’area sud di Catanzaro, nel quadrante dei quartieri Pistoia, Aranceto e Lido, un’organizzazione un tempo ‘manovalanza’ delle cosche del Crotone, di Isola Capo Rizzuto e di Cutro in particolare, e della cosca storica del capoluogo, quella dei Gaglianesi, ma adesso ‘riconosciuta’ dalla ‘ndrangheta al fondo di un vero e proprio patto successivo a una trattativa bagnata anche con il sangue. In una conferenza stampa nella sede della Procura di Catanzaro è stato ricostruito il salto di qualità del clan rom dei Bevilacqua-Passalacqua, che dal 2015 – hanno spiegato gli inquirenti – ha iniziato a rivendicare spazi di autonomia con una serie di reati, anche di omicidi (almeno due quelli censiti dagli inquirenti), e con una potenza militare ragguardevole alla quale la ‘ndrangheta tradizionale, strategicamente, ha deciso a un certo punto di non contrapporsi puntando su una nuova sinergia su basi paritarie e autonome. Francesco Messina, direttore centrale anticrimine della polizia, ha sottolineato “l’offensività e l’aggressività di questo gruppo di etnia rom che arriva a scontrarsi faccia a faccia con le storiche cosche del territorio ma anche la capacità della ‘ndrangheta di gestire al meglio una situazione di criticità”. “Ma -ha proseguito Messina- c’è da sottolineare anche un altro dato, è cioè il fatto che per la prima volta, davanti a una massiva estorsione ci sono imprenditori che stavolta decidono di reagire al condizionamento mafioso”. Alla conferenza stampa hanno inoltre preso parte il procuratore aggiunto di Catanzaro Giancarlo Novelli, il direttore dello Sco Fausto Lamparelli, il questore di Catanzaro Maurizio Agricola e il dirigente della Squadra Mobile di Catanzaro Fabio Catalano.