Braccianti stranieri sfruttati e trattati come bestie, arrestati 7 tra caporali e imprenditori

Carlomagno
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AMANTEA (COSENZA) – Agenti di Polizia del Commissariato di Paola hanno arrestato e posto ai domiciliari 7 persone tra imprenditori agricoli di Amantea e cittadini stranieri perché ritenuti responsabili di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, nell’ambito di una inchiesta sul caporalato.

Il provvedimento è stato emesso dal Gip presso il Tribunale di Paola, Maria Grazia Elia, su richiesta della locale Procura della Repubblica che ha chiesto e ottenuto anche il sequestro di un’azienda agricola di Amantea.

L’indagine, denominata “Uomini e Caporali”, è stata svolta in tempi rapidi al fine di interrompere – spiega una nota della procura di Paola – le disumane condizioni di vita di lavoratori del Bangladesh sottoposti a turni di lavoro massacranti; turni talvolta anche di 26 ore con una paga di 1,5 euro a ora.

Secondo quanto emerso, gli stranieri subivano continue minacce e insulti e consumavano i pasti per terra a differenza dei lavoratori italiani che potevano utilizare un tavolo.

gli stessi braccianti, poi, erano indotti a vivere in alloggi fatiscenti dove si è constatata la presenza di muffe sui muri, bagni malfunzionanti e inefficienti, mancanza di riscaldamenti e la presenza di letti congestionati dislocati in tutte le camere dell’appartamento, precisamente 7 posti letto in circa 70 metri quadrati.

Sono stati alcuni lavoratori del Bangladesh a denunciare tutti gli abusi e a far scattare le indagini. A tutti i lavoratori stranieri non è mai stato riconosciuto alcun diritto, come riposi settimanali, ferie, congedi per malattia né alcun compenso per le ore straordinarie prestate.

Secondo quanto accertato, i braccianti stranieri lavoravano in ambienti in cui perennemente si assisteva alla violazione di norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro, senza alcun indumento anti infortunistico o di sicurezza sui luoghi di lavoro.

Alloggi e conservazione dei posti di lavoro sono stati assicurati dietro pagamento di denaro, da due caorali, connazionali dei denuncianti, che svolgevano un ruolo di intermediazione, riscuotevano il denaro e rivestivano una posizione di privilegio all’interno della stessa azienda.