Estorsione, truffa e minacce, due arresti a Cosenza

Carlomagno

I Carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno dato esecuzione in città e a Casali del Manco a 3 misure cautelari, di cui 2 agli arresti domiciliari ed un obbligo di dimora presso il comune di residenza, emesse dal gip del Tribunale di Cosenza, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di altrettante persone ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di estorsione aggravata, tentata truffa, minaccia e danneggiamento.

L’indagine – condotta dalla Stazione Carabinieri di Cosenza Principale e coordinata dalla Procura di Cosenza – è stata avviata lo scorso agosto, a seguito della denuncia di un cittadino a cui era stata sottratta, con la forza e dietro minaccia, l’autovettura per un debito di 650 euro non pagato dal fratello.

L’incubo per la vittima, un 55enne cosentino, è iniziato a luglio del 2020 quando uno degli arrestati lo aveva avvicinato per fargli presente che il fratello aveva contratto con lui un debito di 650 euro e quindi pretendeva la consegna – dietro la minaccia – dell’Audi A6 su cui stava viaggiando. Tale richiesta veniva rigettata in quanto il veicolo era suo e non del fratello.

A distanza di qualche giorno, dopo che l’auto era stata presa in prestito dal fratello, si accorgeva che la stessa era stata sottratta di fatto alla propria disponibilità. Dopo averla rinvenuta su strada, notava al suo interno dei documenti che attestavano il passaggio di proprietà ad una donna risultata essere vicina agli odierni arrestati. Dopo la presentazione della denuncia in caserma, è emerso che il documento redatto dall’agenzia di pratiche auto recava delle firme false, ovvero inserite da una persona diversa dal proprietario dell’auto.

Da qui la denuncia per truffa. Le indagini immediatamente avviate dai militari consentivano di risalire a due fratelli cosentini, di 30 e 32 anni, che vantando un fantomatico debito con il fratello di quest’ultimo, hanno iniziato con insistenza a pretendere la restituzione del veicolo attraverso messaggi e telefonate minatorie, andando addirittura sotto casa dell’uomo armati di bastoni.
La sera del 9 agosto, due soggetti non conosciuti alla vittima, si sono addirittura presentati presso l’abitazione di residenza e, pretendendo la restituzione del mezzo, avevano preso a bastonate la porta di ingresso, costringendo il nucleo familiare a rintanarsi all’interno fino all’intervento di una pattuglia dei carabinieri.

Alcuni giorni dopo, gli stessi aggressori avevano ricontattato il 55enne per costringerlo a ritirare la denuncia che aveva formalizzato, cosa che effettivamente è stata fatta in data 28 agosto quando la vittima ha ritrattato la denuncia di truffa presentata il mese precedente.

Ma in quel momento, il quadro era ormai chiaro. I carabinieri cosentini avevano ricostruito la vendita fraudolenta dell’Audi A6 che era stata realizzata con il contributo del fratello, il quale approfittando di alcuni documenti che erano stati dimenticati nel cruscotto, si era sostituito al proprietario apponendo delle firme false.

Quanto accaduto aveva trovato riscontro nell’accurata attività investigativa che era stato posta in piedi dai militari della Stazione di Cosenza, i quali attraverso il sopralluogo presso l’abitazione della vittima, le sommarie informazioni delle persone informate sui fatti, i tabulati telefonici corroborati dalle registrazioni di alcune conversazioni, hanno individuato negli odierni destinatari di misura, i responsabili dell’estorsione e della tentata truffa.

In particolare, è emerso che il più giovane dei fratelli oltre ad essere l’autore delle minacce, era colui il quale aveva architettato la truffa ed aveva organizzato la spedizione del fratello e dell’altro indagato, destinatario dell’obbligo di dimora nel comune di Casali del Manco, per la riscossione del provento del reato la sera in cui veniva presa a bastonate la porta di ingresso dell’abitazione della vittima.

Nel medesimo contesto, è stato denunciato all’autorità giudiziaria anche il fratello della vittima per il reato di tentata truffa in concorso ed una terza persona utilizzata dai due fratelli come intermediario per convincere l’uomo a cedere l’autovettura senza problemi.

L’attività ora è diretta a capire la natura del debito vantato dagli arrestati, pregiudicati con numerosi precedenti per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.