Fratelli d’Italia, come ampiamente prevedibile, rosicchia sempre più voti alla Lega di Salvini (entrata in maggioranza con il governo Draghi), e avanza forte nei sondaggi. L’ultimo in ordine è quello realizzato da ‘Emg Different’, commissionato dalla Rai, che attribuisce al partito della Meloni, unica forza all’opposizione, il 18,7% proiettandolo secondo partito d’Italia dopo il Carroccio, ormai in caduta libera al 21,8%. Alle ultime Europee aveva raggiunto il 34%.
Secondo il rilevamento, FdI è a -3,1 da Salvini e scavalca anche M5s (17,9%) e il Pd, al 17,4 percento. A seguire Forza Italia al 7%, ‘Italia viva’ di Renzi al 3,9% e ‘Azione’ di Calenda al 3,1 percento. Poi la Sinistra italiana all’1,9%, Europa Verde all’1,7, Articolo 1 (1,6) e via via gli altri minori. Nel sondaggio Rai emerge una forte impennata tra indecisi e astensionisti: 40,1%.
Stando nel Centrodestra, il confronto è su chi oggi possa guidare la coalizione dopo i numeri che emergono dai sondaggi che danno la Meloni alle calcagne del Carroccio. In base ad accordi interni tra i tre leader, Salvini, Meloni e Berlusconi, “è leader della coalizione”, quindi l’eventuale premiership, “chi prende un solo voto in più” tra i tre maggiori partiti (Salvini dixit). Così è stato alle politiche del 2018, sebbene il Matteo, con il 17% abbia poi deciso di fare il governo ‘gialloverde’ coi Cinquestelle (al 32%), che ponevano il veto sul Cav., nonostante la coalizione azzurra a marzo 2018 prese oltre il 37%, a uno schioppo dalla soglia del 40 previsto dal Rosatellum.
Sulla leadership del Centrodestra interviene la senatrice di Fratelli d’Italia, Daniela Santanché, che in una intervista afferma: “Sarà premier chi prende più voti”.
«Se si cambiano le regole in corso, non è un problema nostro», afferma Santanchè, esprimendo il proprio parere rispetto alle dichiarazioni del ministro Mariastella Gelmini, che sul Corriere della Sera, aveva dichiarato che nella scelta del candidato premier bisognava tener conto di chi si stava rimboccando le maniche per tirare l’Italia fuori dalla crisi. Per quanto riguarda le amministrative, invece, chiede a Salvini un tavolo e soprattutto esorta chi fa i nomi a verificare prima la reale disponibilità».
«Fino a questo momento, si è sempre detto che tutti i partiti della coalizione avessero la possibilità di esprimere il candidato premier. Se si cambiano le regole in corsa, non è un problema nostro».
«Assolutamente sì. Gli italiani non hanno la libertà di uscire all’ora di casa che vogliono, né quella di poter lavorare, tenendo aperte le loro aziende. C’è tanta gente, infatti, che ha voglia di produrre e non può. In compenso, invece, i clandestini possono arrivare e per una parte della politica essere accolti, garantendogli anche ciò che spesso ai nostri concittadini non è concesso».
«Per quanto ci riguarda, non sarebbero mai dovute nascere. Si sarebbe dovuto andare alle elezioni e chiedere agli italiani da chi volevano essere governati. D’altra parte, non si può mettere insieme le pere con le mele. Stiamo parlando di forze che si sono presentate con programmi diversi e addirittura contrapposti. Vedo, quindi, molto difficile trovare una sintesi».
«Dopo un anno stiamo peggio. Il 18 maggio scorso non c’era il coprifuoco e potevamo mangiare al ristorante al chiuso a pranzo e a cena. Adesso non si può, come dodici mesi fa e soprattutto con la differenza che c’è una campagna vaccinale in corso. In termini di libertà, quindi, rispetto a un anno fa non è cambiato nulla, anzi la situazione è peggiorata».
«Non solo si deve trovare una sintesi, ma soprattutto quando si fanno dei nomi, bisogna chiedere ai diretti interessati la disponibilità o meno a essere candidati».