
Associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, ricettazione, “riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio” e falso commesso dal pubblico ufficiale e da privato. Sono queste le accuse contestate a vario titolo a 45 persone dalla Procura di Enna che ipotizza una frode ai danni dell’Agea. Il provvedimento, eseguito dai Carabinieri e dalla Guardia di finanza dei rispettivi comandi provinciali, è stato emesso dal gip del tribunale siciliano.
Nove persone sono state arrestate e poste ai domiciliari, mentre per 18 il solo obbligo di firma. Le altre diciotto persone coinvolte sono indagate. E’ in corso l’esecuzione di un sequestro preventivo di beni.
L’operazione, denominata “Maglie Larghe”, alla quale hanno preso parte più di 150 militari, tra Finanzieri, Carabinieri e Carabinieri-Forestali, nasce da un’attività investigativa avviata nel 2015 e andata avanti fino alla metà del 2017, nella quale gli accertamenti iniziali furono svolti dai forestali prima dell’accorpamento con l’Arma.
Le indagini, svolte mediante accertamenti documentali, servizi di osservazione, controllo e pedinamento ed intercettazioni telefoniche, hanno permesso di portare alla luce un collaudato sistema affaristico-criminale di illecita acquisizione di contributi comunitari, veicolati – spiegano gli inquirenti – attraverso l’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), da parte di un elevato numero di soggetti che, dichiarando falsamente la conduzione di numerosissimi terreni (principalmente in Sicilia, ma anche in diverse altre regioni, per un totale di oltre 25.000 particelle catastali esaminate sull’intero territorio nazionale), in qualità di proprietari o affittuari, hanno indebitamente percepito, dal 2005 ad oggi, ingentissimi contributi comunitari per importi che superano i 10 milioni di euro.
Più in dettaglio, un determinante contributo alla commissione dei reati contestati è stato reso possibile attraverso l’attività posta in essere da molti operatori e responsabili dei Centri assistenza agricola (Caa) i quali, anziché svolgere le proprie funzioni di consulenza e controllo, all’atto della presentazione delle domande tese ad ottenere, appunto, l’elargizione di fondi comunitari – molte delle quali avanzate da soggetti fisici e giuridici mediante l’uso di false dichiarazioni sostitutive o di altri atti falsi –, erano piuttosto parte integrante del sistema fraudolento.
Inoltre, allo scopo di eludere possibili investigazioni ed accertamenti da parte delle Autorità, tali domande venivano spesso formalizzate da soggetti, principalmente donne, con requisiti tali da evitare di destare l’attenzione degli Inquirenti (quali: un’età inferiore ai 40 anni, in molti casi un’elevata scolarizzazione e importi inferiori ai 150 mila euro, cifra oltre la quale la normativa antimafia prevede specifici accertamenti).
Alle misure cautelari personali, eseguite dall’Arma, si affiancano complessive 45 misure reali di sequestro preventivo, funzionali alla futura adozione della confisca “per equivalente”, eseguite dalla Guardia di Finanza e disposte nei confronti di altrettanti soggetti, tra cui i 27 fatti oggetto del provvedimento cautelare personale, per un importo complessivo di circa 8 milioni di euro, cui vanno aggiunti oltre 2 milioni di euro sequestrati a più riprese dall’Arma e dalle fiamme gialle nel periodo dell’indagine.