Ap e il ministro degli Esteri Angelino Alfano concluderanno la collaborazione con il Pd, pur continuando a sostenere il governo. La frattura, che si consuma dopo 4 anni di alleanza, è dovuta alla soglia di sbarramento al 5% che il segretaario del Pd Matteo Renzi vuole a tutti i costi nella legge elettorale che approderà in parlamento nei prossimi giorni.
“Noi – afferma Alfano dopo la Direzione del partito – continueremo a sostenere il governo Gentiloni e non faremo ostruzionismo sulla legge elettorale. Accettiamo la sfida del 5% e non presenteremo emendamenti per abbassarla”. Non è ancora chiaro se la delegazione dei centristi al governo resterà oppure uscirà dall’esecutivo Gentiloni.
“La mia collaborazione con il Pd è conclusa”, aggiunge Alfano che spiega: “La soglia del 5% sarà “la scintilla per organizzare una rappresentanza di liberali e popolari che tutti i sondaggi dicono possa superare il 10%”. Incarico a Maurizio Lupi a fare da ambasciatore con gli altri soggetti centristi.
Intanto il Movimento 5 Stelle fa sapere che l’intesa sulla legge elettorale non è scontata. “L’accordo sulla legge elettorale non è affatto sancito”, dice il presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai Roberto Fico. “In queste ore si lavora ancora in Commissione perché l’emendamento Fiano crea delle nuove problematiche”.
“Se i problemi saranno risolti, bene – ha aggiunto Fico – diversamente continueremo a riunire il gruppo parlamentare, che ieri ha lavorato fino a mezzanotte, per valutare il da farsi, ma non c’è niente di scontato”.
Slitta a martedì 6 giugno l’approdo in Aula della legge elettorale. Martedì in commissione, dopo la presentazione del maxi-emendamento da parte del relatore del provvedimento, Emanuele Fiano, ci sono state proteste da parte dei ‘piccoli’ per i tempi ristretti d’esame del provvedimento.