I nomi dei “papabili”, ovvero dei probabili candidati a divenire pontefice, circolano sui media da un po’ di tempo, a causa dell’ultima malattia di Papa Francesco e di una geografia del conclave dei cardinali elettori da lui radicalmente modificata nel corso dei suoi 12 anni di pontificato, aprendola a nuove e più rapide aree di culto cattolico.
Tra i principali papabili al momento, si racconta che ci siano il Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) Matteo Zuppi (anche inviato per l’Ucraina), il Patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, l’Ungherese Peter Erdö, il francese Jean-Marc Aveline, l’olandese Willem J. Eijk, il filippino Luis Tagle a rappresentare la Chiesa asiatica in crescita, il congolese Fridolin Ambongo Besungu a incarnare la fiorente realtà africana, e il brasiliano Leonardo Ulrich Steiner, Arcivescovo di Manaus, per l’altrettanto crescente area di interesse latinoamericana, che ha vantato il suo primo pontefice nell’argentino Francesco.
Al conclave prenderanno parte circa 135 cardinali, di cui 108 nominati da Francesco, 22 dal suo predecessore tedesco Benedetto XVI e cinque dal precedente papa polacco Giovanni Paolo II. Tra i nominati da Francesco c’era uno dei suoi più accaniti critici, il tedesco Gerhard Ludwig Müller.
Tra gli oppositori degli atteggiamenti più progressisti di Francesco figurano diversi vescovi africani, per i quali persino parlare di omosessualità è un tabù, e una schiera di cardinali americani conservatori.
Il collegio cardinalizio sotto Francesco è diventato sempre meno eurocentrico, sempre meno guidato da italiani e occidentali, mostrando uno sguardo più generoso sulle realtà periferiche della Chiesa, le “chiese di frontiera” in tutto il mondo.
Circa 59 cardinali proverranno dall’Europa (19 dall’Italia), 37 dalle Americhe (16 dal Nord America, quattro dal Centro America, 17 dal Sud America), 20 cardinali dall’Asia, 16 dall’Africa e tre dall’Oceania.
I temi che si presentano al voto in conclave, affermano gli osservatori ecclesiali, sono rappresentativi di una Chiesa meno arroccata nella difesa di vecchi privilegi e interessi acquisiti, più aperta alla guarigione delle ferite dell’umanità in ogni angolo del globo, alla difesa del Creato, alla povertà e alla disuguaglianza in tutte le loro dimensioni, alle periferie, come le ha definite Francesco, “sia fisiche che esistenziali”. Un grande punto interrogativo, non solo in relazione ai conflitti armati che oggi insanguinano il pianeta, con la “terza guerra mondiale a pezzi” coniata anche da Papa Francesco, è il rapporto con la politica, in un mondo che da questo punto di vista sta vivendo una fase di rapido cambiamento ed evoluzione. Il membro più giovane del conclave sarà l’ucraino Mykola Byčok, che ha compiuto 45 anni il 13 febbraio. Il più anziano è lo spagnolo Carlos Osoro Sierra, che compirà 80 anni il 16 maggio e potrebbe quindi essere squalificato dal voto se i riti si protraggono, seguito a solo un mese dal guineano Robert Sarah.