“Il temporale improvviso, una raffica di vento oltre i 70 chilometri l’ora, una vecchia barca di nome Good…uria, adattata a navetta per turisti che viene sollevata sull’acqua, rovesciata e mandata ad affondare sul fondo del lago. Ventitrè le persone imbarcate (contro un’omologazione di 15), quattro morte. Del disastro avvenuto domenica sul Lago Maggiore è stata ricostruita sommariamente la dinamica, ma nessuno ancora ha spiegato e nessuno ha ancora capito cosa ci facevano a bordo, oltre allo skipper Claudio Carminati (indagato per naufragio e omicidio colposo) e alla moglie Anna Bozkhova, (una delle vittime) ventun agenti dei servizi segreti italiani e del Mossad israeliano. Lo riporta una inchiesta del settimanale Oggi.
UNA STRANA GITA – Era una gita di piacere tra le isole Borromee e Sesto Calende, per festeggiare il compleanno di uno degli 007, è stato detto. Ma è una spiegazione che non chiude la questione e lascia aperte mille ipotesi. Mentre la procura di Busto Arsizio e i carabinieri indagano sul disastro, su lago aleggia un’aria da intrigo internazionale. Una grana da chiudere quanto prima senza lasciar trapelare notizie ed evitando addirittura di effettuare l’autopsia sulle vittime. Un mistero fitto, complicato dalla presenza di otto uomini del Mossad e dalle modalità della loro precipitosa evacuazione, quasi una fuga avvenuta nelle ore successive all’incidente. Dopo un breve interrogatorio reso al magistrato, sono stati portati a Malpensa dove era in pista ad attenderli un jet privato arrivato di Israele e ripartito subito per riportare tutti a Tel Aviv. Compreso l’ex agente Shimoni Erez, 53, anni, morto nell’affondamento. Si ragiona su alcuni passaggi che secondo fonti romane «sono indegni di agenti dei servizi».
LA DINAMICA – Superficialità come il fatto di essere saliti in 23 su una barca vetusta omologata per quindici, il fatto di non essersi aggiornati attraverso i bollettini sull’evoluzione del meteo e di non aver lanciato il triplice may day, il segnale di emergenza per allertare i soccorsi. Non ultimo, viene sottolineato con un certo stupore che gli agenti possano essersi imbarcati su una barca in presenza della moglie dello skipper di nazionalità russa, figura potenzialmente a rischio per «l’aggressività» dimostrata in questi anni dai servizi agli ordini di Putin. Una tragedia sul piano umano, una figuraccia sul piano istituzionale. La domanda che però non trova ancora risposta è la ragione della riunione. E visto che i servizi sono per definizione segreti, anche a livello ufficiale e istituzionale, tanto meno da parte dei carabinieri e della procura che indagano sull’accaduto, non è facile ottenere risposte.
SOLO IPOTESI – Ragionamenti. Deduzioni. Vista proprio la tempestività dell’intervento israeliano per riportare in patria i propri uomini, osservano esperti di intelligence di una vicina capitale europea, è da escludere che si potesse trattare di un incontro tra colleghi per scambiare qualche brindisi e soffiare sulle candeline di una torta, in un noto ristorante sull’Isola dei Pescatori. È possibile invece che tutti i partecipanti fossero parte di una missione e una volta esaurita l’attività si siano concessi mezza giornata di svago. Tra le varie ipotesi, si fa strada la possibilità di un coordinamento investigativo per verificare se dietro alcune società impegnate a investire su dimore e strutture di prestigio nella zona del lago si possano nascondere oligarchi russi, entrati nel mirino dopo l’inizio dell’attacco all’Ucraina. Possibile, ma sembra esagerato il numero di uomini e donne mandati sul terreno, per un indagine che può essere svolta in modo più proficuo attraverso canali informativi di istituzioni finanziarie.
IN PERLUSTRAZIONE – Ancora da ambienti governativi a Roma, viene ipotizzato che il gruppo fosse in missione per valutare alcuni siti indicati per le riunioni del G7 che saranno effettuate in Italia nel semestre del 2024 a presidenza italiana. La valutazione dei luoghi da destinare a sede di incontri e la loro messa in sicurezza sono effettivamente attività affidate ai servizi che però non si muovono in gruppi allargati e di solito vengono svolte con la massima discrezione da gruppi di quattro o cinque persone. Partendo proprio dal numero elevato di agenti coinvolti, la cosa più probabile, secondo un’altra fonte, è che il gruppo fosse coinvolto in un’attività di formazione, che una volta terminata avrebbe lasciato ai partecipanti qualche ora di libertà. Ma che tipo di formazione avrebbero dovuto seguire? Dove e su quali temi? Erano gli agenti del Mossad che dovevano trasmettere informazioni ai nostri oppure il contrario? E da dove sono arrivati gli israeliani, da Tel Aviv, dove poi sono immediatamente tornati, oppure erano di stanza in Italia, in appoggio alle sedi diplomatiche del loro Paese? Chi dovrebbe sapere tutto è il capo area dell’Aisi di Milano. Ma era stato informato? Aveva autorizzato lui la riunione, sul territorio di sua competenza? Venirne a capo, assicurano da Roma, non sarà facile. I fatti, se mai saranno resi noti, potrebbero alla fine rivelarsi più semplici del previsto, ma rimangono i contorni di una vicenda connotata da imprudenze e superficialità gravi, soprattutto per un apparato chiamato a difendere gli interessi dello Stato in situazioni della massima delicatezza. L’incidente, secondo osservatori del settore, non passerà sotto silenzio e presto, all’interno dei nostri servizi, potrebbe esserci avvicendamento ai posti di comando…” (Oggi)