Raffaele Porrisini per Italia Oggi
E’ stato sottosegretario alle Infrastrutture del Governo Renzi fino a poco più di un anno fa, quando venne indotto a dimettersi per l’accusa di pressioni sull’editore del quotidiano l’Ora della Calabria per fermare la notizia di un’indagine a carico del figlio.
Ne seguì una bufera mediatica, presto dimenticata anche perché poi quel giornale ha chiuso i battenti. Adesso che sulla carta parrebbe soltanto un semplice senatore dell’Ncd confluito in Area Popolare, in realtà è tra i principali ispiratori della strategia di Angelino Alfano di votare al quarto scrutinio, dopo le tre schede bianche, per Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica, piegandosi così ai voleri del premier Matteo Renzi.
Stiamo parlando di Antonio Gentile detto Tonino, coordinatore degli alfaniani in Calabria ma soprattutto ideatore della linea centrista volta a mantenere ben saldo l’asse col Pd. Con buona pace del ministro Maurizio Lupi e della portavoce alla Camera, Nunzia De Girolamo, che parlano invece di una ricostruzione del centrodestra.
L’idea di mollare al suo destino Forza Italia a Tonino Gentile era venuta già da qualche tempo. Alle elezioni calabresi di fine novembre, ad esempio, è stato lui – insieme al coordinatore regionale dell’Udc Gino Trematerra – a bussare alla porta del Pd per un’alleanza, salvo poi ritrovarsi con un due di picche in mano rifilato da Mario Oliverio.
Il senatore Ncd non ne ha fatto un dramma, ha messo in piedi la sua ben oliata macchina elettorale ed è riuscito a tenere a galla l’alleanza centrista portando il suo candidato presidente (il senatore Nino D’Ascola) a un ragguardevole 8,70%. Il dazio pagato per quest’avventura solitaria è stata l’uscita dal partito dell’ex governatore calabrese Giuseppe Scopelliti, che non ne ha voluto sapere di rompere con Fi.
Non bastasse, Tonino Gentile è pure riuscito a piazzare il fratello ed ex assessore regionale Giuseppe Gentile, per tutti Pino, sull’ambita poltrona di vicepresidente del consiglio regionale grazie anche al centrosinistra.
Forte di questo pedigree, s’è messo alla guida della fronda filogovernativa dentro Ncd, portando sulla sua linea lo stesso Alfano, forte del controllo di una decina di senatori decisivi per la tenuta del governo Renzi «Abbiamo fatto moral suasion all’interno del partito», ha infatti rivendicato, «perché sarebbe stato poco comprensibile non eleggere un presidente come Mattarella».
E ancora: «Il clima di eccezionalità politica che è iniziato nel 2013 deve essere portato a compimento con le riforme costituzionali». «Siamo fieri», ha aggiunto, «come parlamentari di Ncd di avere contribuito a rendere chiara la linea del partito».
Chi però non l’ha condivisa s’è dovuto fare da parte da parte; è il caso di Maurizio Sacconi, dimessosi da capogruppo a Palazzo Madama dopo che il gruppo guidato da Gentile aveva incontrato il ministro Maria Elena Boschi (il Corriere della Sera li ha chiamati «11 apostoli») per poi chiedere ufficialmente ad Alfano di sostenere Mattarella.
Tuttavia, nel caso non fosse più la sua strategia a prevalere, Gentile potrebbe essere pronto a portare fuori dall’Ncd i suoi senatori e fare da stampella al governo Renzi. Il quotidiano di via Solferino li chiama già «i nuovi responsabili».