Svolta nelle indagini dell’omicidio di Maria Zarba, la donna di 66 anni trovata l’altro ieri sera con il cranio fracassato nella sua casa nel centro di Ragusa. La squadra mobile della Questura, su provvedimento della Procura, ha fermato il marito Giuseppe Panascia, 74 anni, ex tecnico di un istituto superiore, per omicidio volontario. Sarebbe stato lui, secondo l’accusa, ad avere colpito violentemente più volte la donna con un oggetto contundente particolarmente duro, procurandole anche un esteso trauma cranico.
A trovare il corpo, nella stanza adibita a soggiorno-cucina della loro casa, due sere fa, era stato il nipote della vittima, Giuseppe, 22 anni, che viveva con la nonna, appena rientrato dal lavoro. Sono state le sue urla di dolore a richiamare i vicini, che hanno avvisato polizia e 118, ma la donna era già deceduta. Sia lui che i quattro figli della coppia, che vivono lontano da Ragusa per motivi di lavoro, e che sono subito rientrati in città, erano a conoscenza dei rapporti burrascosi tra i due. Tema principale delle lite la loro separazione, che lui non aveva accettato, e le lamentele della donna perché lui non le avrebbe versato i soldi dovuti.
Le indagini sono state subito indirizzate sulla sfera personale della donna: la polizia scientifica non ha accertato effrazioni alla porta di casa, da dove, soprattutto, non mancavano oggetti preziosi dall’abitazione. La squadra mobile ha quindi escluso subito la tesi della rapina puntando su eventuali rancori personali. Un ‘faro’ è stato acceso sul marito di Maria Zarba, una donna nota nel suo rione, rispettata e molto religiosa. Era anche una ministrante: da laica dava la comunione ai malati andandoli a trovare in casa.
Panascia ha negato ogni addebito sostenendo la sua totale estraneità nell’omicidio. Dopo diversi sopralluoghi e dopo due lunghi interrogatori, l’ultimo da indagato alla presenza di un legale d’ufficio, l’avvocato Valentino Coria, in Questura, la svolta, con la decisione della Procura, rappresentata dal sostituto Giulia Bisello, di procedere al fermo per omicidio volontario, anche alla luce di quelle che l’accusa ritiene le incongruenze nelle sue dichiarazioni. Un’impulso alle indagini sarebbe venuto anche dalla visione dei filmati delle registrazioni delle telecamere di sicurezza della zona.
“La Polizia di Stato di Ragusa ha raccolto in tempi brevissimi gravi indizi di colpevolezza che hanno permesso al pubblico ministero di disporre il fermo dell’indagato – dice il vice questore aggiunto e dirigente della Mobile di Ragusa, Antonino Ciavola – il risultato investigativo è frutto anche dell’aiuto fornito dai familiari della vittima che hanno offerto una totale collaborazione per l’accertamento dei fatti nonostante l’immenso dolore”