Bufera sulle dichiarazioni del pm di Genova Enrico Zucca che a un convegno sul caso Regeni ha affermato che il ricercatore è stato ucciso da “torturatori” egiziani come quelli ai “vertici della polizia” che a suo avviso si comportarono allo stesso modo alla Diaz e a Bolzaneto, nel capoluogo ligure, all’epoca del G8 di Genova. “Come si fa a pretendere che gli altri rispettino le regole se siamo i primi a non rispettarle”, ha detto in sintesi il pm riferendosi alle reticenze egiziane sul caso del ricercatore ucciso al Cairo.
Durissimo il capo della Polizia Gabrielli, che parla di “accuse infamanti”. Il Pg della Cassazione avvia accertamenti, e al Csm viene chiesta l’apertura di una pratica per valutare se vi siano “profili di incompatibilità”. Ma il pm nell’occhio del ciclone rilancia, chiedendo al governo di spiegare perché ha tenuto ai vertici operativi della polizia di Stato funzionari condannati con le sentenze Diaz e Bolzaneto.
“La rimozione del funzionario condannato è un obbligo convenzionale, non una scelta politica, e queste cose le ho dette e scritte in passato. Il Governo deve spiegare perché ha tenuto ai vertici operativi dei condannati. Fa parte dell’esecuzione di una sentenza”. È il commento del sostituto procuratore generale di Genova, Enrico Zucca, sulle polemiche sollevate dopo il suo intervento a un convegno sul caso Regeni nell’ambito della tutela degli italiani all’estero.
E riferendosi all’apprezzamento al suo intervento da parte dei genitori di Regeni (“E’ stato preciso e equilibrato”), Zucca ha detto: “Sono persone dignitose che stanno vivendo una tragedia. Passa sopra di loro una situazione internazionale che fa prevalere la ragion di stato. Il diritto e le convenzioni sono superati dalla ragione di stato e dai rapporti di forza. Il mio messaggio era “crediamo in primis noi ai principi prima di pretendere che ci credano altri”. “Se noi violiamo le convenzioni è difficile farle rispettare ai Paesi non democratici”.