17 Febbraio 2025

Usa 2024, dopo Biden dem pazzi per Kamala. Ma è incerto. E i tempi sono strettissimi

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Kamala Harris

Dopo il ritiro di Biden dalla corsa alle elezioni americane di Novembre sembra esserci ancora più caos nei democratici Usa i quali sembrano divisi su chi dare la nomination nella sfida contro Trump.

I media d’area progressista all’unisono continuano a ripetere che a sfidare il tycoon sarà la vice Kamala Harris (che sta ricevendo numerosi endorsement, in primis dallo stesso Biden) senza spiegare che il 19 agosto ci sarà la convention democratica a Chicago, decisiva, per dare il via libera ad un candidato alternativo a Biden.

I tempi sono quindi strettissimi. Da quella data al 5 novembre 2024, mancano infatti meno di 2 mesi e mezzo. Chi spunterà dal cilindro dem a Chicago ha davvero poche settimane per farsi conoscere dagli americani e spiegare un programma credibile che possa raccogliere consensi; un progetto che sia in qualche modo dissimile da quello di Biden, ossia distante dalla pratica guerrafondaia (conflitto per procura alla Russia, sostegno incondizionato all’Ucraina così come per Israele); politiche sull’immigrazione incontrollata, economia e caro vita fino ai temi della Sanità. Tutte questioni a cuore degli americani che nei sondaggi premiano Trump che propone appunto un programma radicalmente opposto ai democratici.

Michelle Obama

Dunque, non è certo che Kamala sia la candidata, sebbene gli appoggi di leader dem e dei media mainstream che in queste ore stanno pompando a menadito la Harris. Nonostante abbia fatto la vicepresidente per quasi 4 anni, ritenuta quindi “l’erede naturale”, sulla Harris circolano imbarazzanti pettegolezzi sul suo passato che possono inficiare il suo cammino.  L’elettorato americano è molto sensibile agli “scandali” a Washington e altrove…(solo per ricordarlo, si può citare il sexgate tra Bill Clinton e Monica Lewinsky).

KH risulta poi abbastanza “impopolare” in America e, oltretutto – stando ad alcuni osservatori dem -, non sarebbe tanto gradita né alla base, né alla classe dirigente men che meno all’elettorato progressista.
Potrebbe spuntarla Michelle Obama? Anche in questo caso è un dilemma. L’ex fist lady, sembrerebbe avere più chance di competere con Donald Trump. Per lei, se dovesse ottenere l’investitura e dovesse vincere, sarebbe la terza volta alla Casa Bianca, dopo i due mandati del marito Barack Obama.

Tutto insomma dipende dalla persuasione che riescono ad esercitare persone di calibro come appunto l’ex presidente Obama, l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi e il leader della maggioranza democratica al Senato Chuck Schumer. Obama, Pelosi e Schumer sono considerati gli artefici delle fortissime pressioni per il ritiro di Biden, il quale li ritiene direttamente responsabili già della sua mancata candidatura nel 2016 quando il trio citato influenzò gli stati generali democratici facendo avere la nomination a Hillary Clinton, che venne poi cocentemente sconfitta da Trump.

I tre da tempo avrebbero tramato il ritiro di Joe, nonostante alcuni media scrivono che a convincere Biden al passo indietro sarebbero stati Mike Donilon e Steven Ricchetti, due dei suoi più stretti consiglieri.

Tuttavia, da voci sempre più insistenti, Biden sarebbe stato “costretto” a fare dietro front, mentre lui in verità voleva resistere alla volontà del deepstate di Washington. Alcuni insinuano persino che non sarebbe stato lui a redarre la lettera, o comunque a dettarla, dal momento che non è nel pieno delle sue facoltà mentali. Un tranello tesogli da qualcuno all’ombra della sala ovale? Nulla è impossibile alla White House.
C’è un altro punto da tener presente: il comandante in capo nella lettera afferma che presto terrà un discorso alla nazione per spiegare i dettagli della sua decisione. In quella occasione, salvo ripensamenti di Joe, gli americani potranno rendersi conto di molti elementi e circostanze taciute per anni dai media. Non sarà per loro difficile scoprire se Biden appaia in un video pre-registrato col supporto dell’intelligenza artificiale. I progressi di questa tecnologia sono straordinari, tanto quanto pericolosi.

Donald Trump

Il 45esimo presidente Usa, il più favorito nei sondaggi, soprattutto dopo l’attentato subìto a Butler, in Pennsylvania, dal canto suo ha fatto sapere che è più facile battere Kamala che Biden. Sarà, ma non è così scontato. Poi attacca: “Se Biden non può candidarsi, non può governare il nostro Paese”, ha detto Trump chiedendone le dimissioni, come stanno facendo a ruota i repubblicani. “Ma tranquilli, Biden non ha il covid, oggi dimenticherà di essersi ritirato”, ha ironizzato l’ex presidente.

Intanto Kamala Harris, dopo gli endorsement di Biden e molti altri dem, ha annunciato la sua intenzione di candidarsi coi democratici alla presidenza degli Stati Uniti. “Sono onorata di avere l’appoggio del Presidente e la mia intenzione è di guadagnarmi e vincere questa nomination”, ha affermato in una dichiarazione rilasciata dall’ufficio stampa del quartier generale elettorale del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

Tuttavia, a decidere il candidato dei democratici sarà appunto la convention di Chicago del prossimo 19 agosto. Da quel giorno potremmo sapere – endorsement e donazioni a parte -, chi sarà la persona con le carte in regola capace di battere Donald Trump. Michelle Obama riuscirà a spuntarla nella guerra intestina ai democratici Usa?. Vedremo.


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