Sfiorata la rissa in Senato sul decreto Sicurezza, approvato ieri con 109 sì, 69 no e un astenuto. Il provvedimento anche stavolta è stato contestato duramente dalle opposizioni, che hanno occupato a inizio seduta, in stile manifestanti eco-ambientalisti, il centro dell’Aula. Poi durante tutta la durata dei lavori sono stati ripetuti gli scontri verbali, al limite del contatto fisico tra maggioranza e opposizione.
Alta tensione in Aula, scontro opposizione e maggioranza
Pd, M5S e Avs hanno accusato i partiti di governo di voler introdurre norme autoritarie, stigmatizzando anche la compressione del dibattito parlamentare. “Il governo vuole mettere in carcere i bambini figli di madri detenute, gli studenti che manifestano, i lavoratori che scioperano. Per la destra di Giorgia Meloni la sicurezza si garantisce solo con la repressione e il carcere. È una vergogna, è una destra da regime”, è l’accusa del capogruppo dem Francesco Boccia.
A difendere il provvedimento in Aula tutte le forze di maggioranza. Il relatore Alberto Balboni di Fdi, rivendica le misure adottate: “Sulla questione dei bambini in carcere – chiede – capiamoci bene, non si tratta di carcere ma di istituiti a custodia attenuata per le madri, dove i bambini stanno molto meglio che per strada, ridotti in schiavitù a fare l’accattonaggio”. Parole che alzano di nuovo la tensione, con lo scontro che esplode quando lo stesso Balboni equipara “retoricamente” la minoranza alla criminalità organizzata, ricordando “le visite in carcere ai terroristi e ai mafiosi”.
Meloni: “Passo decisivo per tutela cittadini e divise”
Con l’approvazione definitiva del decreto Sicurezza al Senato, “il governo compie un passo decisivo per rafforzare la tutela dei cittadini, delle fasce più vulnerabili e dei nostri uomini e donne in divisa”, commenta sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Che aggiunge: “Legalità e sicurezza sono pilastri della libertà. E noi continueremo a difenderli con determinazione”.
La norma in pillole
Dalla cannabis light alle case occupate, dai blocchi stradali al terrorismo. Sono 14 i nuovi reati e aggravanti varie introdotte dal decreto Sicurezza, approvato dal Senato oggi 4 giugno 2025. Ecco gli elementi principali del provvedimento.
Repressione dell’occupazione abusiva
Per la prima volta viene introdotto il reato di occupazione arbitraria di immobile. La novità più significativa riguarda i poteri della polizia giudiziaria, che potrà ordinare il rilascio immediato dell’immobile occupato, anche in assenza di un mandato del giudice. Una misura che mira ad accelerare le tempistiche di sgombero, spesso rallentate da iter giudiziari complessi.
Proteste e blocchi stradali
Il decreto interviene con forza anche sulle manifestazioni di piazza. Viene introdotta una nuova aggravante per i reati commessi nelle stazioni, nei mezzi pubblici o nelle loro adiacenze. Si aggrava la pena per danneggiamenti in occasione di manifestazioni pubbliche, e si estende il Daspo urbano anche a chi sia stato denunciato o condannato (anche senza sentenza definitiva) per reati contro la persona o il patrimonio in ambito di trasporto pubblico. Il reato di blocco stradale o ferroviario -spesso associato alle proteste ambientaliste- non sarà più un illecito amministrativo ma un reato penale. Viene infine esteso l’arresto in flagranza differita nei casi di lesioni gravi o gravissime a pubblici ufficiali durante le manifestazioni.
Cannabis light
Il decreto stabilisce il divieto totale di produzione, commercio e trasporto delle infiorescenze di cannabis, anche se a basso contenuto di Thc. Viene quindi bloccata l’intera filiera della cosiddetta ‘cannabis light’, anche nei casi in cui la sostanza fosse lavorata, essiccata o venduta come prodotto tecnico o da collezione.
Tutela delle forze dell’ordine
Il decreto prevede un inasprimento delle pene per i reati di lesioni, resistenza e violenza contro pubblico ufficiale. È inoltre introdotta un’aggravante specifica nei casi in cui l’agente aggredito sia un appartenente alla polizia giudiziaria o alla pubblica sicurezza. Particolarmente rilevante è l’aggravante prevista per atti violenti finalizzati a ostacolare la realizzazione di opere pubbliche, come nel caso delle proteste contro il Tav o il ponte sullo Stretto.
Le forze dell’ordine potranno inoltre essere dotate di bodycam e strumenti di videosorveglianza indossabili, anche nei luoghi di custodia. È previsto un sostegno economico fino a 10.000 euro per coprire le spese legali degli agenti coinvolti in procedimenti penali connessi all’attività di servizio.
Nuove misure per carceri e Cpr
Un’altra novità è l’introduzione del reato di rivolta in carcere o nei centri per migranti. Si puniscono non solo gli atti di violenza o minaccia, ma anche forme di resistenza passiva che impediscano il corretto svolgimento delle attività di sicurezza interna. Le pene vanno da uno a cinque anni nei penitenziari, e da uno a quattro nei centri per il rimpatrio. In caso di conseguenze gravi, come lesioni o morte, la pena può salire fino a diciotto anni.
Carcere e maternità
Vengono modificate anche le regole sull’espiazione della pena per le donne incinte o con figli piccoli. Cade l’obbligo automatico di rinvio della pena in caso di gravidanza o presenza di figli, quando sussistano rischi di recidiva o pericolo per la collettività. Si distinguono infine le modalità di esecuzione della pena a seconda che la madre abbia figli di età inferiore a 1 anno o compresi tra 1 e 3 anni, prevedendo misure differenziate.
Terrorismo e criminalità organizzata
Nel campo della lotta al terrorismo, il decreto introduce il reato di detenzione di materiale con finalità terroristiche, punito con la reclusione da due a sei anni. Viene inoltre criminalizzata la diffusione online di istruzioni per compiere atti violenti o sabotaggi, nell’ottica di contrastare l’uso strategico del web da parte di soggetti radicalizzati. Sul versante della criminalità organizzata, le verifiche antimafia vengono estese anche alle imprese che aderiscono a un ‘contratto di rete’. Cade infine la possibilità per il prefetto di intervenire d’ufficio per limitare alcuni effetti dell’interdittiva antimafia, nel caso in cui ciò serva a garantire mezzi di sussistenza ai familiari del destinatario del provvedimento.
Usura e sostegno alle vittime
Un capitolo del decreto è dedicato alla lotta all’usura. Viene previsto che gli imprenditori che hanno denunciato di essere vittime di questo reato siano affiancati da un esperto. Il compito di quest’ultimo sarà supportare il reinserimento delle imprese nel tessuto economico legale, favorendo un concreto percorso di rilancio. Truffe e sfruttamento dei minori: il decreto prevede pene più severe per chi impiega minori nell’accattonaggio, e introduce una nuova forma aggravata di truffa ai danni degli anziani, punita con la reclusione da due a sei anni e multe fino a 3.000 euro.